A Milano, Identità plurali: un dialogo tra culture

di claudia

Domani, 7 maggio dalle ore 18.30 a Milano presso la galleria d’arte Corals, (Via Evangelista Torricelli 21) inaugura la mostra a cura di Greta Zuccali “Identità plurali: un dialogo tra culture”. In scena le opere degli artisti Pascal Adokou Zambé, Sokhna Mariama Diakhate e Patrick Joël Tatcheda Yonkeu. L’esposizione celebra la diversità e il dialogo interculturale, con una riflessione sulle identità, le migrazioni, la spiritualità e i diritti civili in un mondo globalizzato e attraversato da tensioni geopolitiche.

Ogni anno, a maggio, l’UNESCO celebra la Giornata Mondiale della Diversità Culturale per il Dialogo e lo Sviluppo, sottolineando non solo la ricchezza delle culture del mondo, ma anche il ruolo essenziale del dialogo interculturale per raggiungere la pace e lo sviluppo sostenibile. Traendo spunto da questa ricorrenza, Corals inaugura mercoledì 7 maggio la mostra dal titolo “Identità plurali: un dialogo tra culture” che porta in scena le opere degli artisti Pascal Adokou Zambé, Sokhna Mariama Diakhate e Patrick Joël Tatcheda Yonkeu, a cura di Greta Zuccali.

In un panorama artistico globale che riconosce con crescente interesse la ricchezza e la vitalità dell’arte africana, questa mostra si presenta come una vibrante celebrazione della cultura e della creatività del continente che incontra nuovi stimoli.

Le opere di Patrick Joël ci parlano di fratellanza, uguaglianza e diritti civili nel contesto globale della neocolonizzazione, soffermandosi sul rapporto tra essere umano e le sue manifestazioni culturali e religiose. Nel processo di creazione l’artista utilizza materiali effimeri come la carta e lunghi processi di essiccazione di pigmenti naturali. Una processualità che è vicina alla narrazione di un rituale, legato alle tradizioni africane e al culto degli antenati.

La serie esposta in mostra, dal titolo “Geopoetica” (2022) è un gruppo di stampe create con una tecnica particolare definita “distruzione creativa”: la matrice, cioè la base da cui si stampa, crea autodistruggendosi. In queste opere, l’artista ha impresso sulla carta le venature delle ali di farfalla, trasformandole in mappe di un mondo immaginario dove la libertà è pura poesia.

In un mondo costantemente rimodellato dalle forze della geopolitica, dove confini e leggi spesso imprigionano, l’arte non può rimanere immune. Ogni pennellata, ogni nota, ogni verso risuona sullo sfondo di equilibri precari e tensioni latenti. Eppure, in questo scenario complesso, emerge la visione dell’artista Patrick Joël che con la sua serie “Geopoetica” rielabora il concetto stesso di geografia. Lungi dal concepirla come un mero elenco di luoghi definiti e limitati, l’artista la trasforma in un’assenza di confini, in una superficie sconfinata dove lo spazio si fonde con l’infinitezza dello spirito. Attraverso la mente, il pensiero, l’umanità, la vita stessa, si aprono dimensioni inattese.

“Geopoetica” diventa così il luogo dei possibili futuri, un orizzonte dove gli individui e i popoli si liberano dalle catene dei limiti. Un’utopia, forse, ma intrisa di una speranza tenace, vibrante come le ali di una farfalla. L’artista di origine togolese Pascal Adokou Zambé porta in mostra invece tre lavori pittorici e una performance dal titolo Identità.

Il lavoro di Adokou Zambé si fa portavoce di un messaggio potente sull’integrazione culturale e sulla celebrazione dell’identità. Attraverso le sue pitture, l’artista ci invita a riconoscere la bellezza e il valore intrinseco di ogni luogo e di ogni persona.

L’installazione “Agamazizan” (“Colori di Dio”) eleva un inno alla non discriminazione, ricordando che l’umanità intera è creazione di un unico artefice. Come riflessi di questa entità senza colore, ogni essere umano merita rispetto e pari diritti. L’opera utilizza bottiglie artisticamente lavorate con gesso, stoffe, corde e conchiglie per rappresentare i colori dell’Africa, offrendo uno sguardo sulle loro culture, la loro vita e le loro fedi.

La performance “Identità” traduce invece in movimento e parole il cuore tematico della mostra. Attraverso la danza e la recitazione, mira a coinvolgere il pubblico in un atto di accettazione verso chi ci circonda, superando ogni barriera di identità o religiosa.

Infine l’artista Sokhna Mariama Diakhate, (aka Alien), pseudonimo artistico che racchiude le sensazioni provate durante l’atto creativo, con la sua arte ci porta una riflessione profonda sul mondo e sulla condizione umana. La scelta del suo nome non è casuale e non è slegata dal suo fare arte: evoca sia la sua percezione del pianeta come una “casa speciale” bisognosa di maggiore rispetto di fronte all’incuria umana”, sia la sua personale esperienza di migrazione. Questa transizione, vissuta come un percorso interiore e spirituale in “terre di mezzo”, è vista come un momento delicato che conduce a un nuovo consolidamento dell’identità senza rinnegare le proprie radici.

Proprio da questa esperienza di contatto con un’altra cultura, Alien sviluppa una forte sensibilità verso l’intercultura, riconoscendo l’importanza e la bellezza della diversità come fonte di arricchimento e di connessione tra le diverse etnie del mondo. Questa apertura si traduce in opere che esplorano idee e temi a lui cari, capaci di suscitare riflessioni profonde.

Una delle sue principali fonti d’ispirazione è la Natura, tanto da definire la sua prima fase pittorica come “Nature Art”. Questa connessione con il mondo naturale si manifesta attraverso opere che ne catturano l’essenza e la trasmettono con sensibilità.

Durante la serata di inaugurazione, a partire dalle ore 19:00, si terrà inoltre una performance poetica, guidata dalla poetessa Antonella Rizzo. Un incontro poetico dedicato al tema della “tradizione”, arricchito dal contributo artistico di Adokou Zambè . L’evento vedrà una prima lettura a cura della poetessa e una successiva performance a due voci con Adokou Zambè . Questo dialogo tra la lingua italiana/salentina e quella togolese creerà un “ponte” poetico fatto di suoni e parole, un vero e proprio viaggio interculturale.

L’obiettivo della mostra è quello di promuovere un dialogo aperto e costruttivo, incoraggiando la creazione di relazioni positive e arricchenti tra individui provenienti da background diversi. Una celebrazione della ricchezza della diversità umana e dell’importanza di costruire ponti culturali per una convivenza armoniosa.

Opening: 7 maggio 2025, ore 18:30 – 21:00, presso Coral SS, Via Evangelista Torricelli 21, 20136 Milano.
L’esposizione sarà aperta al pubblico dall’8 al 31 maggio 2025, dal lunedì al venerdì, dalle 15:00 alle 19:00.
Chiuso la domenica. Aperture fuori orario disponibili su appuntamento.
Ingresso gratuito. www.coralss.it

Foto di apertura: opera “NYENYESS di Adokou Zambè

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