Sud Sudan: Amnesty denuncia la violazione dell’embargo sulle armi

di claudia

In Sud Sudan, con la scadenza dell’embargo sulle armi il 31 maggio, Amnesty International ha denunciato che  l’embargo è stato violato più volte dalla ripresa dei combattimenti e chiede al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di rinnovare la misura imposta nel 2018. La denuncia è contenuta in un rapporto pubblicato ieri dall’organizzazione.

Nel rapporto, Amnesty International denuncia l’arrivo di soldati ugandesi a Juba, capitale del Paese più giovane del mondo. L’11 marzo 2025, soldati d’élite delle Forze di difesa popolare dell’Uganda (Updf) sono arrivati ​​sulla pista dell’aeroporto di Juba accompagnati da carichi di armi e veicoli. In un post sul social media X, il capo di stato maggiore, Muhoozi Kainerugaba, ha affermato che lo scopo dello spiegamento era “sostenere le Forze di difesa popolare del Sud Sudan nell’attuale crisi” che colpisce il Paese, sprofondato in un nuovo ciclo di violenza tra i sostenitori del presidente Salva Kiir e quelli del suo vicepresidente, Riek Machar, arrestato a marzo.

Secondo Amnesty International, “l’invio di soldati ugandesi armati e di equipaggiamenti militari nel Sud Sudan costituisce una flagrante violazione dell’embargo sulle armi”. Soprattutto perché, si legge nel rapporto, “né le autorità ugandesi né quelle sud sudanesi hanno notificato al Comitato per le sanzioni del Consiglio di sicurezza né richiesto un’esenzione dall’embargo sulle armi” in merito a questo spiegamento.

Un altro punto di preoccupazione per la Ong risiede nell’impiego di elicotteri da combattimento, fermi a terra dal 2018, il che dimostra che da diversi anni vengono consegnati pezzi di ricambio per la loro riparazione. Il 3 maggio tali elicotteri sono stati avvistati in particolare durante l’attacco alla città di Old Fangak, in cui una bomba ha parzialmente distrutto un ospedale di Medici Senza Frontiere (Msf).

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