La Corte internazionale di giustizia dell’Aja ha respinto il ricorso presentato dal Sudan contro gli Emirati Arabi Uniti in cui si accusa lo Stato del Golfo di “complicità nel genocidio” che sarebbe in corso nel Paese africano.
Il Sudan infatti sostiene che gli Emirati Arabi Uniti abbiano sostenuto le Forze di supporto rapido (Rsf) nella guerra civile in corso nel Paese, in cui sono morte decine di migliaia di persone e milioni di persone sono state costrette ad abbandonare le proprie case e a patire una dura carestia. Gli Emirati Arabi Uniti hanno negato le accuse, definendo il caso “un teatro politico” e “una cinica trovata pubblicitaria”.
La Corte internazionale di giustizia dell’Aia ha stabilito che il caso non poteva procedere perché gli Emirati Arabi Uniti avevano rinunciato all’articolo 9 della Convenzione sul genocidio, il che significa che non possono essere citati in giudizio da altri Stati per accuse su tale reato. Di fatto, la Corte spiega di non avere giurisdizione su questo caso. Il Sudan sostiene che gli Emirati abbiano sostenuto e sostengano ancora le Rsf, con spedizioni di armi e il reclutamento di mercenari per effettuare attacchi contro le comunità non-arabe, in particolare i Masalit, nella regione del Darfur: il risultato sono uccisioni di massa, sfollamenti forzati e violenze sessuali diffuse utilizzate come arma di guerra.
Il caso è tuttavia piuttosto insolito perché il ricorso sudanese prende di mira non i responsabili diretti di quelle violenze ma i loro presunti finanziatori internazionali.