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Edizione del 11/07/2025

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Rivista Africa
La rivista del continente vero
Autore

AFRICA

AFRICA

    La guerra delle parrucche 02
    FOCUS

    Parrucca bianca, addio!

    di AFRICA 20 Agosto 2015
    Scritto da AFRICA

    La parrucca bianca indossata da giudici e avvocati è uno dei più tenaci retaggi della colonizzazione britannica. C’è chi chiede di abolirlo e chi lo difende considerandolo un prestigioso status symbol.

    di Sabine Bouchard

    «Non voglio vestirmi da pagliaccio per andare a lavorare». «Siamo uomini di legge, mica parrucconi!». «Non possiamo accettare l’imposizione di costumi occidentali che nulla hanno a che vedere con la nostra cultura». «Perché devo spendere cifre folli per indossare uno stupido copricapo di nessuna utilità?». Sono solo alcuni dei commenti pescati in internet. In Africa cresce la protesta contro l’ultimo retaggio coloniale, uno dei simboli più tenaci della tradizione britannica: la parrucca bianca di crine di cavallo che giudici e avvocati tengono in testa, come una corona, durante i processi.

    Battaglia culturale

    La guerra delle parrucche 01Un vezzo aristocratico risalente all’Europa di fine Seicento che è sopravvissuto fino ai giorni nostri nella gran parte delle ex colonie africane di Sua Maestà: Uganda, Zambia, Zimbabwe, Malawi, Sudan, Ghana, Nigeria, Gambia, Seychelles e Sierra Leone. Ma oggi nelle aule dei tribunali di Kampala, Lusaka e Lagos monta la ribellione di legali e magistrati, in gran parte giovani, determinati a chiedere l’abolizione del vetusto “accessorio”. Un simbolo di nobiltà, che insieme alla toga tanto ampia da sembrare un mantello, conferisce un aspetto austero – e un poco sorpassato – ai protagonisti delle aule giudiziarie. La parole che si leggono su blog e social network fanno intendere che la ribellione in corso contro le parrucche è di certo una crociata per la modernità, ma soprattutto una battaglia culturale contro un (oneroso) vessillo secolare che ricorda la supremazia europea sull’Africa.

    Prezzi folli

    Le chiome artificiali per gli uomini, infatti, furono introdotte in Inghilterra quando il re Carlo II riottenne il trono nel 1660, dopo un lungo esilio in Francia. Le parrucche erano una moda copiata dalla Francia di Luigi XIV. Il loro uso divenne presto popolare alla corte inglese. Poi, come tante mode d’importazione, passò e la conservarono solo giudici e avvocati. Nel 1780, al modello originario lungo si sostituì una versione più corta, che ancora oggi resiste nei palazzi di giustizia di mezza Africa.

    Da molti decenni la gran parte di questo tipo di parrucche viene prodotta da un laboratorio artigianale specializzato, Ede and Ravencrofts, con sede a Londra. Il prezzo ai clienti oscilla tra i seicento e i quattromila euro, a seconda della qualità. A inizio 2008 in Gran Bretagna la parrucca è scomparsa dalla testa di avvocati civilisti. Poco dopo è toccato ai giudici della Corte Suprema abbandonare il suo impiego. L’utilizzo della tipica e posticcia capigliatura bianca resiste solo nelle aule dove si celebrano i processi penali. Motivazione ufficiale: il signorile accessorio rende irriconoscibili i giudici agli imputati, e ai familiari degli imputati, impedendo ritorsioni quando i magistrati, toltasi la parrucca, escono dal tribunale e vanno a casa.

    Scontro generazionale

    La guerra delle parrucche 03Ma con sempre più insistenza all’ombra del Big Ben si parla di un abbandono definitivo del simbolo per eccellenza della giustizia british – che, secondo i sondaggi, viene oggi percepito con sempre maggior insofferenza da molti cittadini come una tradizione antiquata e fuori dal tempo. Gli Stati Uniti l’hanno abbandonato da oltre un secolo. Molti altri si sono adeguati. Negli ultimi vent’anni le più importanti nazioni del Commonwealth – Australia, India, Pakistan, Sudafrica e Canada – hanno deciso di ammodernare il look nei tribunali. La parrucca resiste solo in una manciata di ex colonie britanniche ai Caraibi. E in Africa, soprattutto qui. Perché, da una parte ci sono i nuovi “principi del foro” che chiedono di scrollarsi di dosso «l’anacronistica eredità coloniale», ma dall’altra ci sono molti giuristi e procuratori – con una lunga carriera alle spalle – che difendono strenuamente ciò che considerano a tutti gli effetti un prestigioso e irrinunciabile status symbol. È uno scontro generazionale, ma anche culturale. Vedremo chi vincerà. La battaglia delle parrucche è appena iniziata.

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    20 Agosto 2015 1 commento
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