La scusa è il venerdì: giorno di preghiera, di riposo. «È andato là solo per stare con la sua famiglia», dicono dall’entourage di Khalifa Ghwell: «Questa sera ha organizzato una cena coi suoi vecchi compagni del liceo…». Ma da giovedì sarebbero in tanti, i ministri e i funzionari del governo islamista di Tripoli, cha hanno improvvisamente deciso di lasciare la capitale. E anche le voci su una partenza di Ghwell – premier dal 2014 che la comunità internazionale non riconosce e che l’altro giorno aveva minacciato l’uso della forza contro l’insediamento del nuovo governo di Fayez Serraj sostenuto dall’Onu -, anche quella Mercedes nera vista uscire dal suo palazzo ha fatto subito pronunciare una parola: fuga. Ghwell se ne sarebbe andato a Misurata, la città del suo clan, anche se fonti a lui vicine smentiscono e dicono che si trovi «nascosto» ancora nella capitale: «È al cento per cento ancora nel suo ufficio – dice il suo segretario Taieb Balto -, prima che la transizione avvenga occorreranno diversi giorni». Fuga o disponibilità a una apertura, si vedrà.
Il suo ufficio però sarebbe stato occupato da «elementi del Comitato temporaneo della presidenza», dice il Lybia Herald: «Gli hanno detto che era finita e che doveva lasciare, se non se ne fosse andato l’avrebbero rimosso». Così come sarebbe sparito «per il weekend» il presidente del Parlamento, Nouri Abusahmin, che è di Zuwara. E’ da mercoledì, giorno dello sbarco di Serraj e del nuovo governo, che molti uomini del governo ribelle tripolino si stanno rendendo irreperibili: stanno fuori città i capi della propaganda, qualche ministro, anche gli alti gradi militari. Serraj, il weekend, non se lo può permettere. Lavora con tempi molto rapidi: ha incontrato già una decina di sindaci e capiclan, sta prendendo il controllo della Banca centrale che ha già da tempo trasferito a Malta le sue principali attività, un forziere da 70 miliardi di dollari, ma ancora deve sostenere le spese della macchina statale e (paradossalmente) pagare gli stipendi di molte milizie. «Nessuno è scappato», ripetono da Misurata. Ma la festa nella piazza dei Martiri che i tripolini si sono concessi giovedì sera, e che probabilmente verrà ripetuta oggi dopo la preghiera, a molti sembra già una piccola liberazione. I misuratini avevano provato a organizzare una contromanifestazione, a capo il leader delle milizie Salah Badi, ma anche a lui hanno consigliato di stare alla larga. E la solita preghiera in piazza del venerdì? “Se la facciano da un’altra parte”.
(01/04/2016 Fonte: Corriere della Sera)
Enrico Casale
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