Il cimitero cattolico italiano di Tripoli ‘Hammangi’, che ospita le salme di 7.800 connazionali, e’ stato devastato per la terza volta in meno di due anni. La notizia e’ stata data dalla presidente dell’Associazione italiana rimpatriati dalla Libia (Airl), Giovanna Ortu, e arriva alla vigilia della commemorazione cristiana dei defunti e poche ore dopo le accuse rivolte dal governo di Tobruk, smentita dalla Marina militare, secondo cui navi da guerra italiane avrebbero violato le acque territoriali libiche. “Grazie a Dio non abbiamo bisogno di tombe materiali per pregare in ricordo di quei morti, e ci piace ricordare la lunga tradizione di rispetto fra le diverse religioni che ha caratterizzato la nostra vita laggiu'”, ha dichiarato la Ortu in una nota congiunta con Giancarlo Consolandi, presidente dell’Exlali, Associazione alunni scuole cristiane di Tripoli.
“La preoccupazione per i vivi libici in pericolo a causa della lunga guerra fratricida che ha dato spazio a presenze inquietanti prevale sull’accorata preghiera per i nostri cari defunti”, hanno aggiunto. In una nota la Farnesina ha deplorato “l’ennesima barbara profanazione del cimitero cattolico italiano Hammangi di Tripoli da parte di sconosciuti.
La profanazione di un luogo sacro – si legge in una nota – e’ un gesto vile, di profonda incivilta’ e intolleranza, tanto piu’ grave perche’ perpetrato oggi, quando in Italia e in altri Paesi e’ consuetudine recarsi nei cimiteri a rendere un saluto ai propri cari defunti”. Nel gennaio 2014 il cimitero italiano era stato attaccato due volte nel giro di poche ore: la prima irruzione era stata ad opera di nostalgici di Muammar Gheddafi che avevano distrutto l’ingresso e il posto di guardia ma poi erano stati messi in fuga dagli abitanti della zona; nel secondo attacco, una guardia era stata uccisa e alcune tombe erano state distrutte. Al momento della espulsione della collettivita’ italiana, nel 1970, nel cimitero ‘Hammangi’ erano sepolti circa 15.000 italianii. Il cimitero ha una storia lunga quasi un secolo: il terreno, situato fuori le mura di Porta Gargaresc, fu regalato nel 1922 da un ricco commerciante maltese per la sepoltura dei cattolici. Formalmente amministrato dal Municipio di Tripoli, i Padri Francescani ne ebbero sempre particolare cura, tanto che nella cappella centrale del cimitero erano sepolti tutti i loro confratelli morti in Libia. Dopo l’avvento di Gheddafi, il governo italiano trasferi’ in tutta fretta le salme dei nostri militari a Bari, nel Sacrario Militare dei Caduti d’Oltremare mentre, poco prima, molti degli italiani espulsi avevano cercato, pur nella frenesia del rimpatrio, di completare le pratiche per il trasferimento in patria dei loro cari defunti, lasciando tombe divelte, cappelle abbandonate e loculi vuoti.
(02/11/2015 Fonte: Agi)
Enrico Casale
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