Il Ruanda ha avviato il rimpatrio di circa 2.000 rifugiati dalla Rdc orientale, insieme all’Unhcr e ai ribelli dell’M23, che controllano la zona. Queste persone vengono presentate come ruandesi fuggiti dopo il genocidio dei Tutsi nel 1994. Alcuni parlano di spostamento forzato di popolazione. La maggior parte delle persone rimpatriate, identificate come profughi ruandesi, sono donne, bambini e disabili.
L’impatto di queste espulsioni va oltre la dimensione puramente umanitaria, riaccendendo tensioni latenti alle frontiere, osserva il giornale online Surnaal. “Le relazioni tra la Repubblica Democratica del Congo e il Ruanda, storicamente segnate da episodi di sfiducia e conflitto, vengono nuovamente messe alla prova da questi sviluppi. La gestione dei flussi di rifugiati e la sicurezza delle zone di confine stanno diventando questioni cruciali per le autorità di entrambi i Paesi, in un contesto regionale già indebolito da molteplici fattori di instabilità. La presenza di gruppi armati e le loro attività transfrontaliere continuano a rappresentare una grave minaccia per la pace e la sicurezza regionale.”