La società civile africana ha presentato una petizione alla Corte africana dei diritti dell’uomo e dei popoli per chiedere giustizia di fronte all’emergenza climatica, globale, ma che colpisce in modo particolare proprio i Paesi africani. Lo riporta l’agenzia Apa.
La Corte si trova ad Arusha, in Tanzania, e formalmente la petizione è stata depositata il 2 maggio, anche se soltanto ieri si è avuta notizia dell’avvio, da parte della Corte stessa, del processo di studio della petizione.
Guidata da una coalizione di Ong, avvocati e attivisti riunitisi sotto l’egida della Piattaforma africana per il clima (Acp), questa azione senza precedenti ha l’obiettivo di garantire il riconoscimento degli obblighi degli Stati nella protezione dei diritti umani minacciati dai cambiamenti climatici. Pur contribuendo per meno del 4% alle emissioni globali, infatti, l’Africa subisce conseguenze sproporzionate: siccità distruttive, inondazioni mortali, raccolti falliti e sfollamenti forzati. Il portavoce dell’Acp, Alfred Brownell, ha dichiarato: “Le nostre comunità stanno pagando il prezzo di una crisi che non hanno causato”.
La petizione si fonda sul diritto continentale di chiedere misure concrete: protezione degli ecosistemi, risarcimento per le perdite subite dalle popolazioni vulnerabili e responsabilità penale per le multinazionali accusate di sfruttare le risorse naturali senza fornire alcun indennizzo. Gli attivisti, che si sono coalizzati mettendo anche a disposizione fondi per sostenere il lavoro legale, puntano a una sentenza che possa stabilire standard giuridici per almeno 31 Paesi su 54 del continente africano, pur senza imporre obblighi vincolanti agli Stati.
Basata sulla Carta africana dei diritti dell’uomo e dei popoli, la petizione chiede alla Corte di interpretare gli obblighi degli Stati alla luce di importanti strumenti giuridici regionali, tra cui il Protocollo di Maputo, la Convenzione di Kampala e la Carta africana dei diritti e del benessere del fanciullo. Il testo affronta anche questioni cruciali in materia di diritto e diritti umani, offrendo l’opportunità di affermare una visione continentale unitaria. Vengono richiamati: il dovere degli Stati di salvaguardare i diritti alla vita, alla salute, all’alloggio, al cibo, all’acqua e a un ambiente sano; la necessità di norme giuridiche per l’adattamento climatico, la resilienza e la gestione delle perdite e dei danni; gli obblighi di protezione dei gruppi vulnerabili, tra cui i popoli indigeni, le donne, i giovani e i difensori del clima; le responsabilità delle multinazionali e degli inquinatori storici; la promozione di una transizione giusta e di sistemi energetici equi; la decolonizzazione della governance delle risorse naturali e la necessità di una tolleranza zero.
Ora la Corte africana dovrebbe avviare tutte le procedure necessarie alla decisione. I suoi pareri, pur non vincolanti, potrebbero esercitare una forte pressione sugli Stati per il rafforzamento delle leggi ambientali e l’adozione di politiche climatiche più ambiziose.