Il governo del Benin ha formalizzato il riconoscimento di 16 regni, 80 capi superiori e 10 capi tradizionali attraverso una nuova legge, adottata nel marzo 2025. L’obiettivo è radicare i capi tradizionali nelle dinamiche politiche nazionali.
Venerdì scorso, a Cotonou, il governo beninese ha chiarito i dettagli della legge approvata a marzo, la numero 2025-09, che stabilisce un quadro giuridico per i capi tradizionali. Nel corso di una conferenza stampa, il portavoce del governo beninese, Wilfried Leandre Houngbedji, e il ministro del Turismo, della cultura e delle arti, Babalola Jean-Michel Abimbola, hanno chiarito alcuni aspetti equiovoci suscitati dal nuovo testo di legge, che mira a ridefinire il ruolo delle autorità tradizionali “nella costruzione di un Benin moderno”.
Secondo i chiarimenti del governo, il riconoscimento delle entità tradizionali si basa su tre criteri principali: la base territoriale, il tipo di potere esercitato e l’esistenza di un’organizzazione sociale gerarchica. Il periodo precoloniale, fissato al 1894 per il sud e al 1897 per il nord del Benin, è servito da riferimento storico per lo studio e per inquadrare in modo preciso le norme anche sui territori. Stando a quanto è stato detto in conferenza stampa, il processo di identificazione si è basato “su basi scientifiche e imparziali” e inizialmente erano stati identificati più di 300 sovrani tradizionali, la maggior parte dei quali è stata quindi non riconosciuta.
Interrogato sulla sorte delle entità non riconosciute nelle tre categorie giuridiche, il ministro Babalola Jean-Michel Abimbola ha spiegato che non è prevista alcuna de-tronizzazione: “Se la legge non ti riconosce come un regno, un capo superiore o un capo consuetudinario, allora sei classificato come un capo comunitario”, ha spiegato il ministro. Il governo ha invocato “un’applicazione oggettiva del contenuto della legge”, sottolineando che tutte le tradizioni e le comunità locali continueranno a contribuire alla memoria e allo sviluppo del Paese.
(Foto simbolica)