Il destino incerto di Ras Hankorab, nel cuore del Mar Rosso

di claudia

Nel cuore del Parco nazionale di Wadi el-Gemal, Ras Hankorab, una delle spiagge più incontaminate d’Egitto, è al centro di un conflitto tra sviluppo turistico e salvaguardia ambientale. Mentre il governo spinge per nuovi investimenti, ambientalisti e comunità locali denunciano rischi per un ecosistema fragile.

Ras Hankorab, una delle spiagge più incontaminate della costa meridionale egiziana sul Mar Rosso, è oggi al centro di un acceso dibattito tra esigenze di sviluppo economico e tutela ambientale. Situata all’interno del Parco nazionale di Wadi el-Gemal, un’area protetta considerata tra le ultime oasi marine intatte del Paese, la spiaggia è attualmente recintata e chiusa al pubblico, mentre ambientalisti e comunità locali si oppongono a un progetto che prevede la costruzione di decine di bungalow, un ristorante e una fattoria.

Secondo le organizzazioni per la conservazione ambientale citate da Reuters che fa luce sulla questione, l’intervento rischia di compromettere un ecosistema fragile, che ospita barriere coralline resilienti ai cambiamenti climatici, praterie di fanerogame marine, tartarughe marine a rischio estinzione e una grande varietà di specie ittiche. La zona è raggiungibile in circa 90 minuti d’auto dall’aeroporto internazionale di Marsa Alam e in quattro ore dalla località turistica di Hurghada.

In un contesto di crisi economica, l’Egitto ha intensificato la concessione di licenze per investimenti privati all’interno dei parchi nazionali, con l’obiettivo di aumentare le entrate statali. Secondo dati riportati da Reuters, i progetti avviati in aree protette sono passati da 10 nel 2016 a 150 nel 2024, con un incremento dei ricavi pari al 1.900%. La ministra dell’Ambiente Yasmine Fouad ha recentemente dichiarato che le iniziative nel Parco di Wadi el-Gemal, inclusa Ras Hankorab, sono soggette a rigorosi criteri di sostenibilità e monitoraggio. Tuttavia, la gestione dell’area è passata dall’Agenzia egiziana per gli affari ambientali a un fondo governativo, sollevando interrogativi sulla trasparenza e sull’effettiva capacità di controllo da parte delle autorità.

Le comunità locali, che un tempo traevano sostentamento da un turismo ecologico a basso impatto, denunciano di essere state escluse dal processo decisionale e di aver perso l’accesso gratuito a una risorsa naturale vitale. “Portavo lì i miei figli senza pagare nulla. Ora devo sborsare 250 sterline egiziane solo per entrare”, ha raccontato a Reuters un anziano della tribù, Mohamed Saleh.

Le proteste sono arrivate fino alla procura statale, dove diverse organizzazioni ambientaliste hanno presentato un ricorso denunciando violazioni alle leggi di protezione ambientale. Secondo la Hurghada Environmental Protection and Conservation Association (Hepca), la barriera corallina di Ras Hankorab ha una rilevanza globale poiché potrebbe contribuire alla rigenerazione di altri ecosistemi marini minacciati dal riscaldamento globale.

Nel 2024 l’Egitto ha registrato 17 milioni di arrivi internazionali, con un incremento annuo del 17%, e introiti da turismo pari a 14,1 miliardi di dollari, più del doppio rispetto alle entrate del Canale di Suez. Tuttavia, secondo diversi osservatori, la pressione sugli ecosistemi rischia di compromettere a lungo termine la sostenibilità del settore. Il ministero dell’Ambiente e il Servizio di informazione dello Stato non hanno risposto alle richieste di commento di Reuters.

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