Il Macbeth africano di Dani Kouyaté trionfa a Ouagadougou

di claudia
Katanga, la danse des scorpions

di Annamaria Gallone

Vincitore del prestigioso Étalon d’or de Yennenga, il premio più ambito del Festival Fespaco, Dani Kouyaté, burkinabé, è il regista di “Katanga, la danse des scorpions”, lungometraggio ispirato alla tragedia shakespeariana Macbeth.

La 29°edizione edizione del FESPACO (Pan-African Film and Television Festival) di Ouagadougou, si è svolta dal 22 marzo al 1°marzo scorso, arricchita di nuove sezioni con alcuni film molto interessanti, senza le temute incursioni di terroristi. Vorrei soffermarmi oggi sul vincitore dell’l’Étalon d’or de Yennenga, il premio più ambito del Festival, Dani Kouyaté, Burkinabé.

Erano 28 anni che un regista del Burkina Faso non vinceva l’Etalon d’or: l’ultimo era stato Gaston Kaboré con ‘Buud yam’ e quindi il premio ha suscitato l’entusiasmo delirante della popolazione di Ouaga. Il film di Dani Katanga, la danse des scorpions, lungometraggio ispirato alla tragedia shakespeariana Macbeth, esplora il lato oscuro del potere politico, fra tradimenti, complotti e rivolte popolari. Girato in bianco e nero, il film è stato concepito come “racconto politico che mostra come il potere possa portare alla follia”.

Fin dalle prime immagini, il film impone la sua atmosfera con una scelta estetica audace: il bianco e nero. Questo contrasto conferisce al film una dimensione universale e senza tempo, che traduce il conflitto interiore del protagonista e fa emergere il lato fiabesco del film. Dani Kouyaté riesce così a trasporre una tragedia classica in un contesto africano, senza perdere di vista l’universalità del soggetto. Non si tratta del primo film del regista, noto per i suoi adattamenti di storie e racconti radicati nella tradizione africana.

La storia è ambientata nel regno immaginario di Ganzurgu, dove Katanga, un leale capo militare, incoraggiato dalla moglie Pougnéré, assassina il cugino, il re Pazouknaam , suggestionato da una profezia. La tensione drammatica è abilmente mantenuta per tutta la storia, mentre l’eroe sprofonda gradualmente nella paranoia e nella violenza e si scontra con i limiti della sua eccessiva ambizione.

Con un cast scelto guidato da Ildevert Méda, che è anche attore, Dani Kouyaté realizza una messa in scena curata, in cui ogni inquadratura sembra pensata e somiglia a un dipinto. Per quanto riguarda la direzione scenografia, si privilegiano costumi e stili di abbigliamento di epoche diverse: in effetti, il regista ha scelto di mantenere l’ambientazione attuale, poiché attuale è il problema dell’abuso di potere di molti governanti. Il chiaro suggerimento è una possibile convivenza tra tradizioni ed evoluzione del mondo. Questo film fa anche riferimento alla questione di genere, infatti le donne, spesso relegate in secondo piano, possono avere potere decisionale. Così Pougnéré, interpretata da Hafissata Coulibaly, una moglie manipolatrice e assetata di potere, che in realtà prende le grandi decisioni.

Sullo sfondo, si pone la questione della legittimità e della responsabilità dei leader nei confronti del loro popolo. Un’opera audace, guidata da un’estetica sapiente e dal desiderio di rivisitare un classico attraverso un prisma africano.

Il regista conosce bene l’Italia, dove ha tanti amici, perché subito ti conquista con il suo largo sorriso e la sua profonda umanità. Ha tenuto corsi di danza e recitazione, spesso insieme al padre, il carismatico Sotigui Kouyaté, un vero, fantastico griot dei giorni d’oggi, una delle colonne portanti del teatro di Peter Brook.

Dani Kouyaté

Dani, nato nel 1961 a Bobo-Dioulasso, si è formato presso l’Institut Africain d’Education Cinématographique di Ouagadougou (Burkina Faso) prima di trasferirsi in Francia per cinque anni di studio alla Sorbona, dove ha conseguito un Master in Marketing Culturale e Sociale. Ha inoltre conseguito una laurea presso l’Ecole Internationale de Anthropologie di Parigi e una laurea specialistica in Cinema presso l’Université Paris 8, Vincennes à Saint-Denis. Dopo aver vissuto in Francia per diversi anni, dal 2007 vive in Svezia.

Regista cinematografico e teatrale, comico e narratore, dal 1990 al 1996 Kouyaté ha girato gli Stati Uniti e l’Europa con ” La Voix du Griot ” (“La voce del Griot”), uno spettacolo teatrale di narrazione fondato da suo padre.

Ha iniziato la sua carriera cinematografica nel 1989 con il cortometraggio “Bilakoro“, co-diretto con Sékou Traoré e Issa Traoré de Brahima. Nel 1992 ha fondato la casa di produzione cinematografica “Sahelis Productions” con Sékou Traoré e Issa Traoré de Brahima. Ha diretto diversi altri cortometraggi prima dell’uscita del suo primo lungometraggio, ” Keïta! L’Héritage du griot ” nel 1995. Keïta! ha ricevuto il Premio per la Migliore Opera Prima dal Festival Panafricano del Cinema e della Televisione di Ouagadougou (Fespaco) e il Premio Junior Cinema e della Televisione di Ouagadougou (Fespaco) e il Premio Junior al Festival di Cannes.

Nel 1999 ha creato diversi episodi della serie televisiva burkinabé À nous la vie (letteralmente “Afferriamo la vita”). Il secondo lungometraggio diretto da Kouyaté è stato. Sia, il sogno del pitone, uscito nel 2000. Opera simultaneamente su tre livelli: come una storia avvincente ed emozionante, ambientata in un passato mitico; come un’allegoria politica, in cui gli eventi del passato sono un commento continuo sull’Africa di oggi; e come una riflessione sul potere e il valore del mito e della leggenda. Suo padre ha interpretato il ruolo complesso del generale Wakhané.

Nel 2005 ha diretto OuagaSaga, una commedia urbana con adolescenti di Ouagadougou. Nel 2013 ha co-diretto Soleilscon Olivier Delahaye, un road movie filosofico che affronta la saggezza africana e le relazioni storiche tra Africa ed Europa. Il suo primo film svedese, While we live, è uscito nel 2015, che affronta le questioni identitarie nel nostro mondo globalizzato.

Dani Kouyaté insegna anche all’Università di Uppsala, presso il Dipartimento di Antropologia culturale ed Etnologia, e alla “Wiks Folkhögskola” di Uppsala, presso il Dipartimento di Cinema e Teatro.

Katanga, la danse des scorpions è uscito in Francia lo scorso febbraio e mi auguro di poterlo vedere in sala in Italia o almeno su qualche piattaforma aperta all’Africa come Netflix.

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