di Céline Camoin
Non c’è pace senza giustizia: lo sottolinea l’organizzazione Human Rights Watch (Hrw), deplorando che “gli sforzi degli Stati Uniti per porre fine al conflitto armato in corso nella regione dei Grandi Laghi in Africa sembrano ignorare un fattore chiave delle ostilità: il fallimento storico delle autorità locali nel punire i responsabili delle atrocità nell’est della Repubblica Democratica del Congo”.
Finora – scrive Hrw – i colloqui hanno portato alla firma di una “dichiarazione di principi” da parte dei governi della Repubblica Democratica del Congo e del Ruanda, che si sono impegnati a elaborare una bozza di accordo di pace. La mediazione statunitense mira a collegare gli obiettivi di pace e sicurezza con l’integrazione economica e lo sviluppo regionale. I principi riconoscono il “comune interesse” del Ruanda e della Repubblica Democratica del Congo nel limitare la proliferazione dei gruppi armati e l’“impegno ad astenersi dal fornire sostegno militare statale a gruppi armati non statali”.
“Se questi impegni fossero sinceri, potrebbero rappresentare un passo importante, poiché gli Stati che sostengono i gruppi armati responsabili di abusi facilitano a loro volta la commissione di crimini di guerra”.
Il consigliere speciale della Casa Bianca per l’Africa, Massad Boulos, ha inoltre chiarito che “qualsiasi accordo di pace sarà accompagnato da un accordo sui minerali, che consentirà alle aziende americane e multinazionali di investire nelle miniere e nei progetti infrastrutturali congolesi. Poiché la competizione per le risorse alimenta violazioni dei diritti umani nelle regioni ricche di minerali della Repubblica Democratica del Congo, è fondamentale affrontare adeguatamente il legame tra conflitto, abusi, corruzione e sfruttamento delle risorse”, sottolinea Hrw.

Tuttavia, la questione della responsabilità per le atrocità commesse nella Repubblica Democratica del Congo non è stata finora affrontata nei negoziati di pace. Le forze armate ruandesi e congolesi hanno compiuto numerosi e gravi abusi nell’est del Paese e hanno sostenuto gruppi armati responsabili di omicidi, stupri e saccheggi. Gli impegni a cessare il sostegno militare a questi gruppi sembrano essere disattesi, e nessuno è stato finora processato per aver fornito tale supporto.
Le vittime congolesi e le loro famiglie, insieme ad attivisti, leader religiosi e operatori della giustizia, continuano a chiedere la fine degli abusi e ribadiscono la loro inequivocabile richiesta di giustizia. Gli sforzi per ottenere giustizia a livello nazionale, gravemente ostacolati dall’attuale crisi, insieme alla riattivazione delle indagini della Corte Penale Internazionale nella Rdc e ad altre iniziative per colmare il divario giudiziario, necessitano di un sostegno forte e costante.
“Qualsiasi accordo di pace per la Repubblica Democratica del Congo dovrebbe sostenere gli sforzi volti a rendere giustizia alle vittime dei crimini devastanti commessi durante questo conflitto, così come in quelli dei decenni precedenti”.