Il ritiro del Niger dalla zona del Lago Ciad, nuova sfida alla sicurezza regionale

di claudia
sicurezza

di Céline Camoin

Il ritiro del Niger dalla Forza multinazionale congiunta (Mnjtf) riflette la volontà di riaffermare la propria sovranità e ridefinire la strategia di sicurezza senza influenze esterne. Questo passo potrebbe indebolire la lotta al terrorismo nella regione del Lago Ciad. Boko Haram intanto intensifica le sue attività. Serve maggiore collaborazione tra i Paesi coinvolti e uso di tecnologie avanzate.

Il Niger ha comunicato il suo ritiro dalla Multinational Joint Task Force (Forza multinazionale congiunta, Mnjtf) – un contingente composto da elementi di cinque forze armate africane per combattere la criminalità e la criminalità organizzata nella regione sotto l’egida della Commissione per il bacino del Lago Ciad. La decisione di Niamey può essere vista come la continuazione della politica volta a riaffermare la sovranità nazionale e a segnare una rottura con i tradizionali partner militari. Lo pensa Didier Badjeck, colonnello in pensione e direttore di Cameroon Consulting and Prospective, ex responsabile delle comunicazioni delle forze armate camerunesi, intervistato dall’Oeil du Sahel.

“Il Niger sta pensando di definire le sue priorità in materia di sicurezza, ridefinendo la propria strategia , senza l’influenza diretta di forze esterne, ma concentrandosi sulla nuova sicurezza collettiva che unisca meglio le ideologie condivise”.

Alcuni partner occidentali hanno espresso preoccupazione per la stabilità della sicurezza nella subregione relativamente alla lotta al terrorismo. “Il Niger era un pilastro del sistema, fungeva da prima linea contro i flussi terroristici provenienti dal Nord, concentrando al contempo le forze sul lago Ciad con gli altri Paesi in prima linea (strategia di concentrazione delle forze). Inutile dire che questo ritiro avrà un impatto sulla massimizzazione del potere, nonché sull’economia delle forze. La cooperazione con gli altri membri ne risentirà, con uno spostamento del baricentro del Niger verso nord. Le capacità di intelligence diminuiranno. In effetti, la mancanza di informazioni affidabili da parte delle autorità nigerine potrebbe ostacolare l’efficacia delle operazioni contro i jihadisti nel Sahel e nel bacino del lago Ciad”, commenta l’analista. I Paesi della nuova linea del fronte dovranno dimostrare maggiore sinergia, maggiore impegno e mezzi logistici più consistenti.

“La parola chiave in questa guerra è collaborazione, con un mix sfrenato di guerra tecnologica e guerra campestre. Per ridurre gli allungamenti operativi, sarà necessario passare a una dottrina di ‘dronizzazione del teatro’. Ciò che più temiamo oggi è un ritorno alle tendenze westfaliane nei nostri stati, che potrebbero improvvisamente tornare a diffidare del comunitarismo basato sulla sicurezza. Questa posizione sarebbe un errore fatale”, dice Didier Badjeck

Alla domanda se dopo il recente attacco di Wouglo, possiamo dire che Boko Haram ha ripreso forza nel bacino del lago Ciad? L’esperto afferma che “è dimostrata l’intensificazione della strategia di Boko Haram, che sembra rafforzarsi in termini di capacità ed espansione geografica. C’è un crescente ricorso del gruppo a tattiche di guerriglia, tra cui imboscate, attacchi contro obiettivi militari e villaggi isolati. Questo tipo di attacco indica una maggiore capacità dell’Iswap di condurre operazioni coordinate, il che è segno di resilienza e di crescita su vasta scala. Di fronte a una simile gradazione, i Paesi che contribuiscono in prima linea troveranno sicuramente risposte adeguate. Tutti dovrebbero fare la loro parte: la popolazione, rafforzando l’intelligence predittiva, e le forze armate, incrementando le loro capacità. Infine, bisogna dire che il teatro è dinamico ed è il santuario della creatività strategica. Niente è fisso e questa dinamica dà priorità agli ordini di guida”.

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