La guerra in Sudan devasta il suo simbolo culturale più prezioso

di claudia

a cura di Claudia Volonterio

Uno dei tragici risvolti della guerra in Sudan, conflitto in corso dal 2023 che ha causato oltre 29.600 morti e 13 milioni di sfollati, è la devastazione e il saccheggio dei suoi musei. Particolarmente colpito è il Museo Nazionale, situato nel cuore di Khartoum. Secondo alti funzionari, decine di migliaia di reperti dal valore inestimabile non ci sono più: sono stati distrutti, o trafugati per essere venduti nel periodo in cui le RSF controllavano il centro della capitale sudanese. Lo riporta la Bbc.

Attaccare un simbolo della cultura di un Paese equivale a colpire la sua identità: il Museo Nazionale non era solo un edificio espositivo: era uno scrigno in grado di raccontare la storia del Sudan e di custodire testimonianze di civiltà millenarie, come quella nubiana, egizia, copta e islamica. Negli anni il Museo era diventato un riferimento per turisti e studenti che amavano visitare questo luogo, diventato anche sede di diversi eventi culturali.

Oggi questo ponte tra passato e presente è in bilico. L’Unesco ha lanciato un allarme per “minaccia alla cultura” e ha invitato i mercanti d’arte a non importare o esportare reperti provenienti dal Sudan. Il governo ha annunciato che contatterà l’Interpol nel tentativo di recuperare le opere trafugate. Un’operazione quanto mai difficile e con poche possibilità di riuscita, soprattutto non a breve termine.

Il Museo Nazionale del Sudan a Khartoum, in Sudan, è stato fondato nel 1971. La collezione comprende reperti archeologici e affreschi paleocristiani

Tra le opere trafugate figura un collare d’oro della piramide del re Talakhamani a Nuri, risalente al V secolo a.C. (nella foto di apertura). Molti altri pezzi sono stati danneggiati. Come riporta la Bbc, un’operazione simile è stata facilitata dal fatto che il museo al momento dello scoppio della guerra, nel 2023, si trovava in fase di restauro e molte opere si trovavano imballate.

Una tragedia culturale e identitaria che Amgad Farid, direttore del think tank Fikra for Studies and Development ha descritto così in un articolo condiviso dalla sua organizzazione: “Le azioni delle RSF vanno oltre la semplice criminalità. Costituiscono un assalto deliberato e maligno all’identità storica del Sudan, prendendo di mira il patrimonio inestimabile delle civiltà nubiana, copta e islamica, che si estende per oltre 7.000 anni e rappresenta una pietra miliare della storia africana e globale, custodita in questi musei. Questa non è una perdita accidentale in tempo di guerra – è un tentativo calcolato di cancellare l’eredità del Sudan, di separare il suo popolo dal proprio passato e di saccheggiare millenni di storia umana per profitto”.

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