L’Africa non teme Trump e guarda alla Cina

di claudia

di Stefano Pancera

Nel pieno della guerra commerciale tra Cina e Stati Uniti, il presidente keniano William Ruto si reca in visita ufficiale a Pechino, segnando una svolta geopolitica simbolica. Tra prestiti, auto elettriche e nuove alleanze, l’Africa guarda sempre più a Est.

Si erano visti già nel settembre scorso al Forum sulla Cooperazione Cina-Africa, ma il presidente keniano William Ruto, in carica dal 2022, è stato il primo leader africano ricevuto ufficialmente a Pechino dopo l’introduzione dei controversi dazi globali di Trump.

Ruto ha cercato di posizionare il Kenya in un panorama geopolitico volatile e mutevole; insieme a discussioni più mirate su prestiti e finanziamenti per le infrastrutture, ha compiuto un gesto politico dal forte valore simbolico. “Vogliamo prendere in prestito il progresso tecnologico verde dei pannelli solari e incoraggiare la diffusione delle auto elettriche. Vogliamo espandere le nostre relazioni per un beneficio reciproco sia per il Kenya che per la Cina” ha dichiarato il presidente Ruto.
In un tweet dall’Università di Pechino ha scritto: “Le guerre tariffarie in corso potrebbero segnare la fine del vecchio ordine mondiale così come è esistito dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Ho insistito sull’urgente necessità di creare un nuovo ordine mondiale che tenga conto delle realtà attuali.”

Parole che alle orecchie di Donald Trump suonano come una dichiarazione di guerra. In un momento di tensioni globali accese dalla guerra commerciale di Donald Trump, l’Africa dimostra di non volersi piegare alle incertezze statunitensi e sembra voler rafforzare lo sguardo verso Est.
Una visita di Stato emblematica: coincisa con il World Economy Summit di questi giorni a Washington e voluta espressamente dal presidente cinese Xi Jinping. Non a caso diversi osservatori africani hanno guardato con interesse la visita di Ruto in Cina, poiché riflette una tendenza più ampia: il possibile miglioramento delle relazioni tra Cina e Africa.

La guerra commerciale di Trump potrebbe dunque rafforzare le difficili relazioni Africa-Cina?

Nel libro bianco intitolato “Posizione della Cina su alcune questioni relative alle relazioni economiche e commerciali tra Cina e Stati Uniti”, pubblicato a Pechino lo scorso 9 aprile, si legge: “l’ascesa dell’unilateralismo e del protezionismo statunitense ha seriamente interferito con la normale cooperazione economica e commerciale tra Cina e Stati Uniti. La Cina non ha altra scelta che adottare contromisure energiche e difendere con fermezza i propri interessi nazionali.”

Al di là dei dazi, che saranno oggetto di negoziazione nei prossimi mesi, l’ultimatum — ‘o con me o contro di me’ — lanciato dalle due superpotenze impone una seria riflessione alla politica estera dei paesi del continente. La Cina è vista da molti governi africani come un partner strategico; tuttavia, ci sono anche preoccupazioni crescenti in alcune nazioni riguardo la dipendenza economica e i debiti contratti per finanziare mega progetti. Insomma, non è un rapporto idilliaco.
Tuttavia, i numeri parlano chiaro: la Cina è il principale partner commerciale dell’Africa da 15 anni, con scambi record di 295 miliardi di dollari nel 2024, con una crescita del 6% rispetto all’anno precedente. Tuttavia, il bilancio è fortemente asimmetrico: Pechino ha esportato merci per 178 miliardi di dollari verso il continente, importandone solo 116 miliardi.
I dati doganali del primo trimestre 2025 mostrano che le esportazioni cinesi verso l’Africa sono aumentate dell’11,3% a 45,92 miliardi di dollari, mentre le importazioni dal continente sono diminuite del 9,4%.

Un divario che, secondo gli analisti, potrebbe ridursi proprio grazie alla pressione delle tariffe statunitensi. “La Cina crede fermamente che l’Africa non sia mai stata un continente dimenticato, ma piuttosto una fonte di vitalità e una terra ricca di potenziale di sviluppo”, ha affermato Guo Jiakun, portavoce del ministero degli Esteri cinese.

“Le imprese africane stanno pensando a come diversificare e dipendere sempre meno dagli Stati Uniti. La Cina può essere la risposta, soprattutto in termini di diversificazione, ed è questo che i governi africani cercheranno sicuramente di fare, a patto di essere più esigenti intorno alla produzione”, ha spiegato Hannah Ryder, CEO della società di consulenza Development Reimagined, specializzata nelle relazioni Africa-Cina.

Un diplomatico cinese in Africa ha espresso ottimismo sul fatto che il piano “duty-free” di Pechino per i prodotti dei 33 paesi africani meno sviluppati aumenterà il commercio Cina-Africa e aiuterà il continente a combattere gli effetti delle tariffe. “Gli Stati Uniti, con il loro protezionismo e i tagli agli aiuti, stanno convincendo molti che la Cina sia un partner più affidabile”, ha sottolineato Ken Opalo, politologo della Georgetown University.

Esempi come Etiopia e Ruanda, che vendono caffè in Cina via e-commerce, dimostrano come alcuni Paesi abbiano già iniziato a diversificare. Un altro caso significativo è quello dell’Angola, il Paese più indebitato con Pechino. Luanda potrebbe forse negoziare ristrutturazioni del debito in cambio dell’accesso a porti strategici o giacimenti petroliferi, replicando dinamiche già viste in Zambia, dove Pechino ha ottenuto il controllo di miniere di rame.

Paesi come il Lesotho — che oggi tutti conoscono grazie allo stupido show di Trump — la cui economia dipende per il 30% del PIL dalle esportazioni tessili verso gli Stati Uniti, potrebbe rivolgersi alla Cina per riconvertire la propria manifattura, seguendo l’esempio etiope.
Intanto i risultati della visita di Ruto saranno monitorati da Washington e da altri attori globali, alla ricerca di segnali sulle nuove dinamiche nelle relazioni Cina-Africa.

L’impatto dell’incertezza tariffaria statunitense, la chiusura dell’USAID e la quasi certa scomparsa dell’accordo commerciale African Growth and Opportunity Act (AGOA) saranno in cima all’agenda delle riunioni di primavera della Banca Mondiale e del Fondo Monetario Internazionale.

È vero, come sostengono alcuni, che il rapporto tra Cina e Africa – a lungo presentato come esempio di grande cooperazione – stia entrando in una fase critica, oppure, con l’evoluzione della guerra dei dazi, Pechino sarà pronta a ripensare ad alcune delle sue posizioni commerciali?

Molto dipenderà dalla capacità della Cina di riadattare una volta di più le proprie strategie in funzione antiamericana, ma spetterà ai leader africani sostenere le loro priorità.

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