Il grande incontro di dialogo politico, convocato dalla giunta militare al potere in Mali e ancora in corso a Bamako, capitale del Paese, ha avuto il suo apice questa settimana. Ieri, le forze politiche convocate dalla giunta per partecipare all’evento hanno raccomandato lo scioglimento di tutti i partiti politici e la nomina del capo della giunta, il generale Assimi Goïta, a presidente della Repubblica per un mandato rinnovabile di cinque anni.
La fase nazionale di consultazioni politiche si è svolta presso il Centro internazionale delle conferenze di Bamako (CICB) e ha prodotto una serie di proposte volte a una radicale revisione della scena politica del Paese: i partecipanti hanno chiesto lo scioglimento di tutti i partiti politici esistenti e l’insediamento del generale Assimi Goïta, attuale presidente della transizione, come presidente della Repubblica. La sessione, presieduta dal primo ministro, generale Abdoulaye Maïga, ha riunito rappresentanti della società civile, autorità tradizionali e maliani della diaspora, oltre a rappresentanti di diversi partiti politici.
Le raccomandazioni emerse da queste discussioni segnano una netta rottura con l’attuale sistema partitico: si propone di stabilire criteri rigorosi per la creazione di nuovi partiti, con un deposito di 100 milioni di franchi CFA (circa 150.000 euro), requisiti di età per i leader, che dovranno avere tra 25 e 75 anni, e un requisito di rappresentatività territoriale. È stata proposta l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti e dello status di leader dell’opposizione, e sono state previste sanzioni civili e penali per il cosiddetto “nomadismo politico”, ovvero il passaggio da un partito all’altro.
Sul piano istituzionale, i partecipanti hanno chiesto una revisione della Carta di transizione per consentire al generale Goïta di essere nominato ufficialmente presidente della Repubblica: nel comunicato finale si raccomanda che ciò avvenga entro quest’anno, sulla falsariga “dei suoi omologhi dell’AES”, ovvero dei presidenti Tiani in Niger e Traoré in Burkina Faso, mantenendo gli attuali organi politici e istituzionali in vigore “finché il Paese non sarà pacificato”. In Burkina Faso e in Niger, i golpisti sono stati mantenuti al potere per un periodo di transizione di cinque anni, a seguito di consultazioni nazionali.
È stata proposta la sospensione di tutte le scadenze elettorali ma, nell’ottica di future elezioni presidenziali, è stato anche ipotizzato di svolgerle a turno unico, previo deposito di 250 milioni di franchi CFA (poco meno di 400.000 euro) da parte dei candidati.
Secondo una nota ufficiale del primo ministro Maïga, queste proposte consentiranno di “andare avanti e voltare le pagine buie” della storia recente del Paese.