Il Regno Unito ha firmato lo storico accordo per trasferire la sovranità sulle isole Chagos a Mauritius, mantenendo però il controllo della base militare strategica di Diego Garcia per 99 anni. Lo ha annunciato ieri il primo ministro britannico, Keir Starmer, definendo l’intesa “vitale per la sicurezza nazionale” e per la difesa e intelligence del Paese.
La firma dell’accordo è avvenuta dopo che un giudice dell’Alta Corte, Martin Chamberlain, ha revocato un’ingiunzione che aveva bloccato temporaneamente l’intesa, citando le preoccupazioni legate alla diaspora chagossiana, espulsa negli anni Settanta per far spazio alla base anglo-americana.
Il governo mauriziano ha accolto con entusiasmo l’accordo. “È il completamento del processo di decolonizzazione”, ha detto il primo ministro Navin Ramgoolam in un discorso alla nazione in creolo, rivendicando la piena sovranità su tutte le Chagos, inclusa Diego Garcia.
Gli Stati Uniti hanno approvato l’intesa. Il segretario di Stato, Marco Rubio, l’ha definita “storica”, elogiando Londra e Port Louis per aver garantito la piena operatività della base militare.
Tuttavia, l’accordo ha provocato la reazione indignata della comunità chagossiana. L’organizzazione Chagossian Voices ha denunciato “l’esclusione totale dai negoziati” e ha accusato il governo britannico di aver ceduto le isole “senza il consenso democratico degli abitanti”, definendo l’intesa “colonialismo sotto altre spoglie”. Anche Human Rights Watch ha criticato l’accordo, sottolineando che non prevede il diritto al ritorno per i chagossiani e che estenderebbe il divieto d’accesso a Diego Garcia per un altro secolo.
Intervistati dalla Bbc, alcuni chagossiani nel Regno Unito hanno espresso speranza per un futuro ritorno sulle isole. Il trattato, infatti, dovrebbe prevedere un programma di reinsediamento sulle isole minori dell’arcipelago – esclusa Diego Garcia – e regolare aspetti come la governance, i diritti di pesca e la protezione ambientale.
Ma proprio la questione ambientale solleva nuovi interrogativi. Nel 2010, il governo britannico istituì una riserva marina protetta di 545.000 chilometri quadrati attorno alle isole, vietando l’accesso e la pesca. Un’area che, secondo i critici, fu creata per impedire il ritorno dei chagossiani. Un telegramma segreto, pubblicato da WikiLeaks, citava un funzionario britannico secondo cui la riserva avrebbe reso “quasi impossibile” qualsiasi rivendicazione di ritorno.
Le isole Chagos furono staccate da Mauritius dal Regno Unito nel 1965 – tre anni prima dell’indipendenza dell’ex colonia – e annesse al Territorio britannico dell’Oceano Indiano. Circa 1.500 persone furono deportate tra il 1965 e il 1973. Londra ha successivamente ammesso e condannato la rimozione forzata, promettendo di restituire le isole quando non fossero più necessarie per scopi strategici.
L’accordo rappresenta la fine di un lungo contenzioso, ma apre nuovi fronti politici e morali. La questione del reinsediamento resta centrale e carica di tensioni, in un arcipelago che è stato – e continua a essere – simbolo delle eredità del colonialismo occidentale.