Rd Congo: drammatica la crisi nell’est, le testimonianze dei missionari

di claudia

di Céline Camoin

Nonostante i tentativi di mediazione, la situazione nelle province del Nord e Sud Kivu resta drammatica. A Goma e Bukavu la popolazione vive sotto l’oppressione dei ribelli dell’M23, tra violenze, fame, assenza di servizi e istituzioni paralizzate. Le testimonianze di padre Piero Gavioli e suor Teresina Caffi raccontano un Paese allo stremo.

Nonostante almeno tre tavoli negoziali aperti, la situazione nell’est del Congo resta drammatica. Goma e Bukavu, capoluoghi delle province del Nord e Sud Kivu, sono ancora sotto il controllo dei ribelli dell’M23, che sfruttano le ingenti risorse minerarie della regione. “Gli amici che mi chiamano mi dicono che faticano a trovare cibo, non ci sono medicine e muoversi è pericoloso. Le banche sono chiuse, i negozi saccheggiati, il lavoro è scomparso. Aumentano le violenze sessuali, il reclutamento di bambini soldato, i rifugiati e i bambini di strada”.

A scriverlo è padre Piero Gavioli, missionario salesiano con una lunga esperienza nella Repubblica Democratica del Congo, nel suo ultimo bollettino inviato alla redazione della rivista Africa. Rientrato in Italia per motivi di salute, Gavioli mantiene contatti quotidiani con la sua comunità a Goma e Bukavu.

Un altro racconto drammatico arriva da suor Teresina Caffi, missionaria saveriana intervistata da Pressenza.com: “Il Sud Kivu è diviso. Solo una parte è ancora amministrata dal governo provinciale, mentre l’altra è controllata da un governo di fatto imposto dall’M23. In quella zona la vita umana è desacralizzata: ogni giorno si contano vittime, rapimenti, cadaveri abbandonati. Alcuni ostaggi vengono ritrovati vivi, ma la maggior parte scompare per sempre”.

A Bukavu, spiega Caffi, “regna l’incertezza. Nessuno sa cosa potrà accadere, tutti si chiedono quando finirà questo calvario. L’accesso ai beni di prima necessità è difficilissimo: acqua, elettricità e cibo sono sempre più scarsi. Le banche sono fuori servizio, il microcredito è fermo, i redditi bloccati. Sopravvivere è un’impresa”.

Le istituzioni sono paralizzate. “Raggiungere gli uffici è impossibile, nuovi padroni dettano le regole. Le strade sono impraticabili, i prodotti agricoli non arrivano più in città. Ai posti di blocco imposti dai Wazalendo o dall’M23 si aggiungono le doppie tasse applicate sulle merci provenienti da Goma. Ma nessuno sa dove finiscano questi soldi, né chi ne benefici: la popolazione non vede alcun ritorno, e la fiducia nei nuovi poteri è pari a zero”.

Il clima di guerra ha anche riacceso il fenomeno del reclutamento giovanile. “Già in passato – ricorda suor Caffi – le forze armate e i miliziani Wazalendo lanciavano appelli per arruolare giovani. Ora, con l’M23 a Bukavu, si ripete lo stesso copione. Alcuni ragazzi sembrano pronti a unirsi, altri resistono. Ma il vero problema è che la società civile è in gran parte inoperante, e i giovani si ritrovano senza guida, disorientati, lasciati a loro stessi. Il tessuto educativo è da ricostruire da zero”.

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Grave anche la situazione scolastica. Dall’ingresso dei ribelli in città, molte scuole non hanno più riaperto. “L’incertezza quotidiana, i traumi, le voci sugli scontri hanno convinto molti dirigenti scolastici a lasciare a casa i bambini”, prosegue la missionaria. “Molte famiglie si sono spostate in altre città o all’estero. Chi è rimasto spesso non riesce a pagare le rette: anche se l’istruzione primaria pubblica è teoricamente gratuita, nella pratica tutto sembra privatizzato. I genitori devono sostituirsi allo Stato, assente nei territori controllati dai ribelli. E così, anche le università si svuotano: gli studenti sono sempre meno”.

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