di Céline Camoin
I vescovi congolesi denunciano la grave crisi politica, sociale e umanitaria che colpisce la RDC, aggravata dalla guerra nell’est. Criticano l’inefficacia del governo e chiedono l’attuazione di un Patto sociale per la pace.
La crisi multiforme che scuote la Repubblica Democratica del Congo (Rdc), tra guerra nell’est, tensione politica e deterioramento della situazione socioeconomica, preoccupa i vescovi della Conferenza episcopale nazionale del Congo (Cenco).
“In un momento in cui il Paese ha più che mai bisogno di essere unito e di rafforzare la coesione nazionale, stiamo assistendo a una forte tensione nel clima politico. Le consultazioni per la formazione di un governo di unità nazionale, con l’obiettivo di distendere il clima politico, si stanno svolgendo in un contesto difficile che non consente di raggiungere i risultati attesi. Nonostante i dubbi del capo dello Stato sul funzionamento del sistema giudiziario e sullo svolgimento degli Stati generali della giustizia, questi ultimi continuano a essere manipolati dai più forti. Inoltre, gli scandali emersi nella gestione delle controversie elettorali sono rimasti purtroppo impuniti fino a oggi. A ciò si aggiungono i casi di furto di terreni, di cui è vittima anche la Chiesa cattolica, che stanno diventando una prassi sempre più comune”, hanno affermato i vescovi in un messaggio letto da Donatien Nshole, segretario generale della Cenco.
Sul piano socioeconomico e umanitario, i vescovi rilevano che coloro che vivevano nei campi sfollati di Goma e dintorni, costretti a tornare nei loro ambienti di origine, trovano difficoltà a reintegrarsi.
“Le risorse fornite dal governo per far fronte allo sforzo bellico stanno avendo un impatto negativo sull’economia del Paese e influenzano la vita del popolo congolese, soprattutto nell’est. La chiusura di banche e aeroporti nei territori sotto il controllo dell’Afc/M23 sta costringendo molte famiglie a vivere in condizioni difficili e precarie. Molti di coloro che vivevano nei campi per sfollati a Goma e nei dintorni, costretti a tornare alle loro case d’origine, stanno lottando per reintegrarsi. Esprimiamo la nostra compassione e vicinanza spirituale a tutte le vittime di queste tragiche situazioni”, hanno affermato nella loro dichiarazione.

Di fronte a questo quadro fosco, i vescovi della Cenco hanno nuovamente chiesto l’attuazione del Patto sociale per la pace e la convivenza nella Rdc e nella regione dei Grandi Laghi. Per i vescovi, la pace duratura è una priorità per la Chiesa cattolica. “Il Patto sociale per la pace e il benessere nella Rdc e nella regione dei Grandi Laghi è una risposta, guidata dai cittadini, alle ricorrenti crisi che il nostro Paese attraversa sin dalla sua indipendenza. È un processo di pace volto a mobilitare il popolo congolese per combattere tutto ciò che ostacola lo sviluppo e il benessere generale”, ha detto Donatien Nshole.
In seguito alla presa della città di Goma, capitale della provincia del Nord Kivu, da parte della ribellione M23 sostenuta dall’esercito ruandese, si sono levate voci all’interno e all’esterno del Paese per invitare le varie parti a impegnarsi in un dialogo nazionale per risolvere la crisi di sicurezza nell’est della Repubblica Democratica del Congo. La Chiesa cattolica e quella protestante hanno avviato e proposto consultazioni con la classe socio-politica per un dialogo nazionale. Ma questo approccio è stato confutato dal partito presidenziale, l’Unione per la democrazia e il progresso sociale (Udps), che sostiene che “la Chiesa non ha alcuna vocazione a prendere iniziative politiche”.