Il presidente sudafricano, Cyril Ramaphosa, ha dichiarato che i cittadini afrikaner bianchi che stanno lasciando il Paese per stabilirsi negli Stati Uniti non possono essere considerati rifugiati. Lo ha affermato intervenendo ieri a un panel presidenziale durante l’Africa Ceo Forum ad Abidjan, in Costa d’Avorio, al fianco dei capi di Stato di Ruanda e Mauritania.
“Un rifugiato è una persona costretta a fuggire dal proprio Paese a causa di persecuzioni politiche, religiose o economiche”, ha precisato Ramaphosa, aggiungendo che il Sudafrica è l’unico Paese africano in cui i colonizzatori sono rimasti dopo l’indipendenza. “Non li abbiamo mai cacciati”, ha sottolineato.
Gli afrikaner rappresentano una minoranza etnica bianca, discendente per lo più da coloni olandesi, tedeschi e francesi, giunti al Capo di Buona Speranza nel 1652 e protagonisti del regime di apartheid fino al 1994.
Le dichiarazioni del capo dello Stato arrivano dopo che il presidente statunitense Donald Trump, con un ordine esecutivo firmato il 7 febbraio, ha autorizzato il reinsediamento di rifugiati afrikaner negli Usa, definendoli “vittime di discriminazioni razziali ingiuste”. Nello stesso ordine esecutivo, Trump ha anche disposto una riduzione degli aiuti finanziari statunitensi al Sudafrica, esprimendo preoccupazione per la politica sudafricana di esproprio delle terre, il sostegno al caso per genocidio contro Israele presso la Corte internazionale di giustizia e i crescenti rapporti con l’Iran.