Il presidente congolese Félix Tshisekedi ha detto ieri che la crisi tra Kinshasa e Kigali, nell’est della Repubblica democratica del Congo (Rdc), può essere risolta attraverso il dialogo. Poco dopo questa dichiarazione, durante una conferenza stampa a Kinshasa, il gruppo ribelle M23, che opera nell’est del Congo e che il governo sostiene essere armato e sostenuto proprio dal Ruanda, ha colpito con un colpo di mortaio un villaggio vicino Goma, uccidendo una donna e suo figlio.
Tshisekedi, che in campagna elettorale aveva promesso di dichiarare guerra al Ruanda “alla minima scaramuccia”, sembra aver cambiato posizione e ha detto che osservare “la pace è un atteggiamento molto più saggio che fare la guerra”. Il presidente congolese ha comunicato che è atteso a Luanda (in Angola) per un dialogo bilaterale con il suo omologo angolano João Lourenço, mediatore nominato dall’Unione africana per gestire la crisi ruandese-congolese: “Il contesto in cui ci troviamo oggi non mi permette di mettere in pratica quanto ho promesso, non perché non possa ma perché ci sono altre iniziative” in corso di mediazione, ha detto Tshisekedi, affermando che “l’M23 è in realtà il Ruanda”.
I ribelli hanno occupato diverse località della provincia del Nord Kivu, al confine con il Ruanda, che le Nazioni Unite, Kinshasa e diversi altri attori internazionali, tra cui l’Unione Europea e le sue cancellerie, sostengono appoggi l’M23. Nonostante questo, l’Unione Europea ha firmato lunedì un accordo sulle materie prime minerali con il governo di Kigali. Accordo stigmatizzato proprio da Tshisekedi: “Il Ruanda oggi si costruisce grazie alle risorse rubate alla Repubblica democratica del Congo, non vergogniamoci di dirlo: è la verità” ha detto il presidente congolese, criticando l’Unione europea e l’accordo di cooperazione sulle materie prime, definito “ignominioso” perché per Kinshasa sancisce il saccheggio delle risorse minerarie della Rdc.