«Uomini con il volto coperto hanno ordinato alle persone di rinnegare la loro fede. Tutti hanno rifiutato e allora sono stati uccisi con un colpo d’arma da fuoco alla testa». È l’agghiacciante racconto di uno dei sopravvissuti all’attacco di venerdì scorso in Egitto — rivendicato dai terroristi del sedicente stato islamico (Is) — contro un gruppo di cristiani copti che viaggiava su un bus diretto a un monastero nel deserto, a circa 200 chilometri dal Cairo. L’attentato ha provocato ventinove morti, tra i quali molti bambini. E il governo egiziano ha confermato che tredici feriti restano ricoverati in gravi condizioni al Cairo e a Minya. Una versione confermata dai racconti di altri superstiti, che hanno rivelato come gli assalitori abbiano ordinato ai viaggiatori di scendere dal bus, dicendo che avrebbero risparmiato loro la vita se si fossero convertiti all’islam. Ma i cristiani, hanno aggiunto, «hanno scelto di morire, dicendosi orgogliosi di mantenere la propria fede». Prima di aprire il fuoco — ha raccontato una ragazza ricoverata in ospedale — i terroristi, che indossavano uniformi militari, hanno obbligato tutte le donne a consegnare i loro effetti personali. Anche un bambino di sei anni ha riferito di quei tragici momenti, in cui la giovane madre, per metterlo in salvo, lo ha nascosto sotto il sedile e coperto con un borsone. I funerali di alcune delle vittime sono stati celebrati nella cattedrale di Minya, la località nei pressi della quale è avvenuto l’attacco. Gli autori dell’assalto al bus — riferiscono le autorità — erano stati addestrati in Libia, dove per rappresaglia le forze aeree egiziane hanno bombardato nelle ultime ore campi jihadisti vicino a Derna. «L’Egitto non esiterà a bombardare i campi di addestramento dei terroristi ovunque si trovino», ha dichiarato il presidente, Abdel Fattah Al Sisi. Sono mesi che il ramo egiziano dell’Is ha preso di mira la minoranza cristiana copta, anche con attentati suicidi, come è accaduto la domenica delle Palme, quando due attentatori si erano fatti esplodere in due chiese.
(30/05/2017 Fonte: Osservatore Romano)
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