C’è voluto il pressante appello del presidente Abdulaziz perchè, in Mauritania, dopo una lunghissima stagione di dura contrapposizione tra il ”potere” e le opposizioni, si avviasse un tavolo di trattativa. Forse, guardando a quanto avvenuto con il necessario realismo, è ancora un primo timidissimo passo, ma almeno, grazie all’incontro di sabato scorso, l’ipotesi di un percorso comune non è più utopia, ma la consapevolezza che il muro contro muro dei mesi scorsi non può che essere negativo per un Paese che, al contrario, avrebbe bisogno di scelte condivise o, almeno, non ferocemente osteggiate.
La situazione politica in Mauritania è caratterizzata dalla presenza di un riconosciuto ”uomo forte”, il presidente Mohamed Ould Abdelaziz, che sembra essere in grado di guidare il Paese senza fare troppe concessioni, grazie ad un consenso popolare notevole, che però viene contestato dalle opposizioni che, dopo essersi fatta tra loro una guerra sotterranea per tanto tempo, ora sembrano avere ritrovato un profilo di compattezza. Il tutto grazie alla creazione di una creatura politica, il Forum per la democrazia e l’unità, che vede la partecipazione di undici partiti esponenti dell’opposizione più radicale all’establishment, cresciuto intorno alla figura del presidente. In discussione c’è, innanzitutto, la forte richiesta di democrazia che viene dalle opposizioni che, in mancanza di un confronto paritario, hanno scelto la strada dell’Aventino, boicottando le ultime elezioni, sia quelle presidenziali (tenutesi nel giugno dello scorso anno e che hanno consentito ad Abdelaziz di restare al potere), che quelle legislative che, infine, quelle locali. Una scelta politicamente molto forte che però, come sempre accade, ha messo le opposizioni all’angolo, da dove, appunto perchè senza rappresentanza nelle varie assemblee, potranno uscire solo con enormi difficoltà. Ma, allo stesso tempo, una decisione che ha in qualche modo messo il presidente davanti ad un quadro politico estremamente complesso e comunque da non sottovalutare, anche per le preoccupazioni mostrate dalle cancellerie occidentali. Le prime schermaglie, comunque, sembrano fare trasparire un cauto ottimismo perchè, come ha detto Mahfoudh Ould Bettah, presidente della Convergenza democratica nazionale, il tavolo di confronto è il primo concreto risultato delle opposizioni dopo la presa del potere da parte di Abdelaziz (2008). Ma non mancano le voci di discordanti e, come nel caso dell’ex presidente Ely Ould Mohamed Vall, secondo il quale il dialogo non porterà da nessuna parte. (20/04/2015 Fonte: Ansamed)
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