Quanti stranieri si sono ammalati di coronavirus in Italia? E come è stato distribuito il contagio tra le diverse comunità?
Partendo dai dati messi a disposizione dall’Istituto Superiore di Sanità, Ismu ha elaborato una tabella che riguarda le dieci nazionalità numericamente più rappresentative e che ovviamente non tiene conto degli irregolari, sfuggendo questi per definizione alle misurazioni statistiche (ecco una ragione in più per sostenere la regolarizzazione, ma questa è un’altra storia…).
Al 22 aprile 2020 i cittadini stranieri che hanno contratto il virus sono in totale 6.395. Se in termini assoluti il gruppo con più casi è quello dei romeni, in termini percentuali le comunità più colpite sono quella peruviana (8,1 casi ogni mille persone) e quella ecuadoregna (4,2). Per quanto riguarda l’Africa sono stati considerati egiziani (1,8), marocchini (0,7) e nigeriani (1,1). Passando all’Asia, si segnala, l’assenza fra i principali gruppi nazionali affetti da Covid-19 dei cinesi, che sono molto numerosi, specie in Lombardia, ma hanno avuto un tasso inferiore allo 0,3 per mille. Le persone provenienti da India, Bangladesh e Pakistan si collocano su livelli d’affezione da Covid-19 che oscillano tra l’1,1 e l’1,2 per mille. In generale le persone provenienti dal continente asiatico sono state fino al 22 aprile 2020 quelle meno colpite dal virus in Italia, quantomeno considerando i casi noti all’Iss.
Sulla base di questi dati ci si può domandare se differenze così ampie, tra i gruppi asiatici e latinoamericani, si possano spiegare con diversi atteggiamenti culturali di forte vicinanza o lontananza fisica in epoca pre-Covid e/o se i collettivi asiatici (e in particolar modo i cinesi, ma non solamente loro) abbiano fin dall’inizio di questa crisi messo autonomamente in atto procedure di contenimento più efficaci rispetto ad altri gruppi, magari perché più preparati sulla scia di esperienze epidemiche che hanno riguardato soprattutto l’Asia nel recente passato.
(Fonte: Ismu)
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