Il 20 aprile in Guinea Bissau è stata arrestata l’attivista Valentina Cirelli durante una protesta contro una miniera di zirconio gestita da un’azienda cinese. Centinaia di donne hanno denunciato gravi danni ambientali a Nhiquin, tra risaie distrutte e acque contaminate. Le strutture industriali sono state incendiate. Il governo ha condannato la protesta.
Domenica 20 aprile, quando è stata arrestata l’attivista italio-bissauense Valentina Cirelli, la polizia della Guinea Bissau ha fermato anche diverse donne e un capo villaggio sempre a Nhiquin, nei pressi della località turistica balneare di Valera, non lontano dal confine con il Senegal, nel nord-ovest del Paese.
Quel giorno, diverse centinaia di manifestanti bissauensi, perlopiù donne, hanno attaccato alcune strutture industriali, che sono state date alle fiamme e distrutte. “Quando lo Stato si sforza di cercare partner, nessuno ha il diritto di distruggere le sue proprietà”, ha dichiarato il giorno dopo il ministro degli Interni della Guinea Bissau, Boche Cande. “Tutte le strutture sono state bruciate” e le manifestanti sono poi fuggite nella foresta. “Devono essere ricercate e arrestate”, ha dichiarato Cande, che ha definito “inaccettabile” la manifestazione e la protesta.
Ma perché era stata organizzata quella protesta? “Tutte le nostre risaie sono state distrutte. Non ci sono più pesci nelle acque stagnanti vicino al sito” di Nhiquin e “nonostante le nostre grida nessuno ha preso a cuore questa situazione”. A parlare all’Afp è Aissato Cadjaf, uno dei manifestanti, che spiega in modo piuttosto chiaro il perché della protesta e dell’attacco, anche violento, alle strutture industriali. Nel sito di Nhiquin, dal 2022, opera un’azienda privata cinese che si occupa dell’estrazione dello zirconio, un metallo molto simile al titanio ottenuto perlopiù dallo zircone, molto resistente alla corrosione e per questo utilizzato per la realizzazione di protesi dentali, giunti e protesi ortopediche, tubazioni in ambienti corrosivi, crogiuoli da laboratorio, per il rivestimento delle fornaci per l’industria ceramica e metallurgica, per produrre scambiatori di calore ed altri tantissimi usi industriali.
Lo zirconio, di per sé, non è considerato pericoloso per l’ambiente, ma ci sono eccezioni. Le piante acquatiche, ad esempio, assorbono lo zirconio molto rapidamente. Lo zircone è un minerale spesso presente nelle sabbie costiere, ma non si trova in depositi altamente concentrati. Per raccoglierlo è generalmente necessario ammucchiare cumuli di sabbia e utilizzare imponenti sistemi di selezione dei grani. La lavorazione per l’estrazione del metallo e la produzione di ossido di zirconio possono generare rifiuti industriali, emissioni gassose e contaminazione dell’acqua. È uno dei cosiddetti materiali strategici, la cui maggior parte si trova in Africa e la maggior parte dello zirconio consumato viene utilizzato nel settore nucleare, utilizzato in particolare come involucro protettivo per le barre di combustibile inserite nei reattori.
L’estrazione dello zircone è molto ambita nell’Africa occidentale, in Guinea Bissau, ma anche in Senegal e Gambia, e pone anch’essa il problema della governance mineraria nel continente africano, preda dello sfruttamento europeo, americano e ora anche russo e cinese.