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Rivista Africa
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mulanje

    CONTINENTE VERO

    L’isola nel cielo. Viaggio in Malawi alla scoperta del Monte Mulanje

    di claudia 12 Marzo 2023
    Scritto da claudia

    di Stefano Pesarelli

    Nel sud del Malawi, al confine con il Mozambico, un imponente massiccio di granito con pareti a strapiombo, il Monte Mulanje, cattura l’umidità dei venti provenienti dall’Oceano Indiano, creando nebbie e piogge che nutrono foreste rigogliose e verdi piantagioni di tè.

    Quando, 2.500 anni fa, Ippocrate di Kos scrisse Dell’aria, delle acque, dei luoghi, il Monte Mulanje non era sulle mappe conosciute agli uomini e nemmeno il grande lago che oggi chiamiamo Malawi. Eppure, il geografo e medico greco aveva già compreso che c’è un ordine naturale dei luoghi che rende più apprezzabili le condizioni di vita, e infatti gli uomini già abitavano questa lontana regione africana e altri vi si avvicinavano da ovest. In quel manuale delle situazioni geografico-ambientali, i venti migliori devono nascere a oriente, le acque seguono i venti, devono provenire da est, e la caratteristica migliore è che siano sorgive. Le popolazioni che abitano queste regioni vivono meglio e senza malattie.

    Noi siamo abituati a pensare ai primi esploratori come a uomini alla ricerca delle cascate più grandiose, delle montagne più alte o di ricchezze mai viste, che compiono imprese fantasmagoriche, invece di ragionare che, a seconda del tipo di ambiente, i primi uomini semplicemente riescono a stabilirsi in un dato luogo oppure no. È così che in questo massiccio che oggi sappiamo essere, con i suoi 3.002 metri di altitudine, il più alto dell’Africa australe, si stanziarono 8.000 anni fa, nella tarda età della pietra, i primi cacciatori raccoglitori, di bassa statura, di notte si rifugiavano nelle caverne. Si insediarono qui molto prima che Ippocrate diventasse il padre della medicina, ed è a loro che dobbiamo pensare mentre attacchiamo la salita in questa enclave di flora e fauna afromontana.

    Il Monte Mulanje si eleva per 3.000 metri sopra le piantagioni in uno degli scenari più stupefacenti del Malawi. È detto dai locali «l’isola nel cielo» perché le nubi avviluppano spesso la montagna lasciando fuori solo la cima, che sembra galleggiare nell’aria (Foto di Michael Runkel / Robert Harding Heritage / robertharding via AFP)

    Riserva della Biosfera

    Più tardi, mentre Ippocrate finiva il suo trattato, arrivò una seconda migrazione, più numerosa, da ovest, di uomini alti, allevatori e agricoltori, che conoscevano la lavorazione dei metalli, che parlavano una lingua bantu molto differente e, come spesso accade in questi casi, i Pigmei o Batwa vennero sopraffatti. Giunsero poi mercanti arabi, portoghesi e, infine, Livingstone e gli esploratori scozzesi nella seconda metà del XVIII secolo. È proprio da est che il Chiperoni, il vento che raccoglie l’umidità calda dalla costa dell’Oceano Indiano, soffia contro la parete fredda e granitica della montagna; quando questi due giganti si incontrano, si creano nebbie, foschie, piogge che nutrono foreste lussureggianti e verdi piantagioni di tè introdotte dai coloni inglesi e italiani per la prima volta in Africa ai primi del Novecento.

    Il Monte Mulanje è solitamente ammantato dalle nuvole, da cui spunta spesso solo la cima, Sapitwa, che assume le sembianze di un’isola galleggiante. Non a caso la montagna è conosciuta come «l’isola nel cielo» dagli abitanti del luogo. Tuttavia quelle nuvole offrono più di una semplice illusione di mare. Forniscono anche pioggia e acqua per le zone circostanti. Questo clima favorisce un ecosistema unico, con forme di vita rare ed endemiche che fanno del massiccio una Riserva della Biosfera mondiale – ove spiccano per esempio le felci, un caso unico al mondo, paragonabile alle Galapagos – con oltre 100 specie classificate e nuove ancora da registrare.

    Le acque sorgive dei quattro fiumi principali, Ruo, Tuchila, Lichenya, Likhubula, sgorgano fendendo la roccia, quindi solcano gole e cercano la fuga per discendere il massiccio finché, mai quiete, vanno ad alimentare il fiume Shire, che drena tutti i fiumi e le acque della Rift Valley in Malawi, compreso il grande lago, per poi congiungersi allo Zambesi, più a sud, che le riporta all’Oceano Indiano. Qui l’impaziente Chiperoni aspetta che il sole le trasformi in vapore per poi soffiarle di nuovo in faccia al massiccio in una perenne lotta tra colossi.

    Habitat afromontano

    L’ascesa ti scaglia indietro nel tempo per respirare l’unicità di questa terra. Il Mulanje non è il blasonato Kilimangiaro o il Monte Kenya, ma proprio qui sta l’inganno: una montagna ha molte complessità e l’altitudine è solo una di queste; per ricordarcelo, la vetta Sapitwa significa letteralmente “il posto dove non dovresti andare”. Passo dopo passo si superano tutte le fasce tipiche della vegetazione afromontana in un susseguirsi di gole, vallate, burroni, creste, fiumi, foreste e scogliere di lastre di roccia dominate da una ventina di cime massicce. È possibile imbattersi nel prezioso e vulnerabile cedro di Mulanje, Widdringtonia whytei, albero nazionale endemico del Malawi, o scoprire il camaleonte Chamaeleo mlanjensis, due specie di geco, Lygodactylus rex e Lygodactylus bonsi, e rane varie.

    Tra i mammiferi, 66 specie tra cui babbuini, cercopitechi, galagoni e piccole antilopi, iene, leopardi anche se di difficile avvistamento; è l’unico luogo in Malawi dove sia presente il roditore Aethomys namaquensis. I servali e le loro tracce sono ben visibili sul plateau. Si contano 233 specie di farfalle; impossibile elencarle tutte, ma almeno le tre endemiche di Mulanje: Charaxes margaretae, Cymothoe melanjae e Baliochila nyasae. Il massiccio ospita inoltre circa trecento specie di uccelli, alcune rare e vulnerabili come l’Apalis alibianche (Apalis chariessa) o l’alete di Tyholo (Alethe choloensis) e il tordo maculato Zoothera guttata.

    Mulanje offre agli escursionisti paesaggi mozzafiato, come ruscelli, laghi, gole e cascate che scorrono limpidi

    Paesaggio magico

    Sul plateau sono presenti undici rifugi, tra loro connessi da sentieri e percorsi scenografici: un pieno di ossigeno ed energia da non perdere, immersi in un miscuglio di dirupi nudi sempre sotto il crogiolo dei miti nefasti di Sapitwa, la “capitale degli spiriti”, o di Napolo, il mitico serpente che vive sotto la montagna, associato nella mitologia locale a frane, terremoti e inondazioni. Nella letteratura malawiana, Napolo è fonte cospicua per gli scrittori, che ne traggono intuizioni per la società, lo usano più in chiave metaforica che in senso letterale per arricchire le loro opere e talvolta mascherare il significato agli occhi indagatori dei politici. 

    Il massiccio di Mulanje ha una magia tutta sua e, per quanto con ogni probabilità lo scrittore e linguista britannico J.R.R. Tolkien non abbia mai viaggiato a queste latitudini, qui si racconta ancora una storia, forse una leggenda o una simpatica frottola: Mulanje come ispirazione al Signore degli Anelli, Mulanje nella Terra di Mezzo con gli onnipresenti molari di Sapitwa che diventano le Montagne Nebbiose, dove Bilbo sconfigge Gollum in un gioco di enigmi; corridoi di felci e cedri diventano il Bosco Alto dove i suoi compagni nani vengono catturati da ragni giganti e dove in lontananza regna Gran Burrone, rifugio degli elfi.

    Cuore verde e caldo

    Ai piedi della montagna regna incontrastato un unico colore perenne: il verde in tutte le sue tonalità e sfumature. Non vi si può sfuggire mai (e perché farlo?). Anche quando il Paese brucia sotto il caldo di novembre e tutt’intorno è secco, a Mulanje predomina il verde smeraldo. Camminare in mezzo alle piantagioni di tè, sulle piste di terra rossa dove la Camellia sinensis è stata tagliata, potata a mano e strappata per produrre il pregiato tè nero del Malawi, è un’esperienza unica. Per quanto sia uno dei Paesi più piccoli d’Africa – e oscurato dai vicini giganti del safari, Tanzania, Zambia e Mozambico –, il Malawi è un luogo di paesaggi mozzafiato e vasti panorami. Dalle acque cristalline del Lago Malawi ai dolci altopiani, questo Paese, scolpito nella Great Rift Valley, ben merita la reputazione di “cuore caldo dell’Africa”, ed è così che il ministero del Turismo e le compagnie turistiche lo promuovono. Il perché diventa evidente immergendosi nei villaggi, lungo le coste del lago, nelle piantagioni di tè e nell’incontro con le persone, miti, serene e cordiali.

    Questo articolo è uscito sul numero 4/2022 della rivista Africa. Per acquistare una copia, clicca qui, o visita l’e-shop.

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    12 Marzo 2023 0 commentI
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