La Repubblica Democratica del Congo (Rdc) ha registrato nel 2024 una perdita di 590.000 ettari di foresta tropicale primaria, il dato annuale più elevato mai rilevato nel Paese. Lo rivela il Global Forest Watch (Gfw), iniziativa del World Resources Institute (Wri), che monitora la deforestazione a livello globale.
L’Africa risulta tra le aree più colpite dal fenomeno su scala mondiale, con la Rdc al terzo posto per perdita di superficie forestale primaria, preceduta solo da Brasile (2,82 milioni di ettari) e Bolivia (1,48 milioni di ettari). Rispetto al 2023, la superficie disboscata nella Rdc è aumentata di 60.000 ettari.
Secondo il Gfw, la foresta pluviale congolese – considerata il secondo polmone verde del pianeta dopo l’Amazzonia – ha subito l’impatto di molteplici fattori: espansione agricola, produzione di carbone di legna ed estrazione di legname. A differenza di altre regioni del mondo dove gli incendi dominano tra le cause della deforestazione, nel bacino del Congo la pressione antropica legata alla sussistenza risulta determinante.
La dipendenza energetica della popolazione congolese dalla biomassa è un elemento chiave. Secondo la Banca Mondiale, il 98,8% dei nuclei familiari utilizza biomassa per cucinare e riscaldarsi: l’81,8% fa ricorso alla legna da ardere, il 17% al carbone di legna. Le fonti energetiche più pulite restano marginali.
A livello globale, il Gfw ha calcolato che nel 2024 sono stati distrutti 6,7 milioni di ettari di foreste tropicali primarie. In Africa, dopo la Rdc, il Paese più colpito è il Camerun, con 100.000 ettari di foresta perduti, l’ottavo dato più elevato al mondo.
Le cifre confermano la vulnerabilità ambientale dell’Africa centrale e sottolineano l’urgenza di politiche di tutela forestale più incisive, in un contesto dove la conservazione ambientale è strettamente legata alla sicurezza alimentare, all’adattamento climatico e alla transizione energetica.