Il governo della Repubblica Democratica del Congo ha accusato il gruppo ribelle M23 di gravi violazioni dei diritti umani, compiute tra il 10 e il 13 maggio durante operazioni di rastrellamento nella città di Goma. In un comunicato ripreso dal sito di notizie locale Actu30.cd, le autorità congolesi parlano di 107 persone uccise e oltre 4.000 uomini e ragazzi rapiti e caricati con la forza su camion verso una destinazione sconosciuta.
Secondo quanto riportato, i civili sarebbero stati erroneamente scambiati per membri delle Forze democratiche di liberazione del Rwanda (Fdlr), delle Forze armate congolesi (Fardc) e dei miliziani Wazalendo. Le operazioni avrebbero incluso esecuzioni sommarie, stupri, torture, saccheggi e restrizioni alla libertà di movimento, in particolare nel territorio di Masisi e in vari quartieri di Goma, tra cui Ndosho, Mugunga, Lac Vert, Katoyi, Majengo, Sake e Kimoka.
Il governo congolese denuncia inoltre l’insediamento di famiglie munite di documenti rilasciati dal Rwanda in aree occupate dai ribelli, ritenendolo parte di una strategia di “epurazione etnica e ripopolamento” condotta da Kigali.
Le autorità di Kinshasa chiedono l’avvio di procedimenti giudiziari affinché sia fatta giustizia. Dall’inizio dell’offensiva del M23, nel gennaio 2025, i ribelli hanno assunto il controllo di Goma e di ampie porzioni delle province del Nord-Kivu e Sud-Kivu, dove si registrano violenze diffuse e un grave deterioramento delle condizioni umanitarie.
Attivo dal 2012, il Movimento del 23 Marzo (M23) era stato sconfitto nel 2013 dalle Fardc con il supporto della Missione Onu (Monusco), ma è tornato operativo nel 2022. Kinshasa accusa il Rwanda di sostenerlo militarmente per ottenere l’accesso alle risorse minerarie del Kivu, una tesi corroborata da diversi rapporti delle Nazioni Unite. Il Rwanda respinge le accuse e sostiene che il M23 sia un gruppo congolese, sebbene i suoi membri parlino kinyarwanda. Kigali accusa a sua volta il governo congolese di collaborare con le Fdlr, ritenute responsabili del genocidio del 1994.
Tentativi di mediazione sono in corso da parte di diversi attori, tra cui Qatar, Stati Uniti e Togo, recentemente incaricato dalle organizzazioni regionali di favorire un processo di pace.