Un rapporto consegnato al Segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres la scorsa settimana dalla Commissione globale sulla schiavitù moderna e il traffico di esseri umani, un ente indipendente presieduto dall’ex premier britannica Theresa May, stima che l’80% delle donne e ragazze nigeriane che cercano di attraversare il Mar Mediterraneo via Libia siano soggette a sfruttamento, sia in Libia che al loro arrivo in Europa.
Lo studio, ripreso dal canale libico al-Wasat, sottolinea la situazione delle donne e ragazze nigeriane trafficate durante il loro trasferimento verso l’Europa, provenienti principalmente dallo stato di Edo, attraverso la Libia.
Il rapporto indica che la diffusione di gruppi armati in Libia dopo il 2011 è uno dei fattori che ha favorito l’espansione dell’economia illegale, con il traffico di esseri umani che ne è una delle principali colonne portanti.
La commissione ha concluso che le reti esistenti di traffico e sfruttamento umano in Libia si sono enormemente estese per far fronte all’aumento dei flussi migratori, con sistematico sfruttamento e violenza contro questi migranti.
Il rapporto sottolinea anche che le autorità di frontiera europee del sud sono state delegate a forze di sicurezza libiche, che sono finanziate per combattere il traffico di esseri umani. Questa situazione ha portato a detenzioni dei migranti, esponendoli a ricatti e sfruttamento da parte delle forze di sicurezza, secondo le accuse della commissione.
Secondo l’Indice di Schiavitù Globale, la Libia non è tra i Paesi più colpiti dalla schiavitù, tra i quali si collocano invece Eritrea, Mauritania, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo e Nigeria. Più della metà delle vittime del traffico di esseri umani in Africa sono bambini, spesso ragazze.
Le guerre aumentano la vulnerabilità dei migranti, in particolare delle ragazze. In Paesi come la Repubblica Democratica del Congo e la Nigeria, i gruppi armati mirano ai rifugiati, arruolandoli come combattenti, costringendoli al lavoro forzato o spingendoli alla prostituzione. Inoltre, il cambiamento climatico è un altro fattore di rischio, con l’insicurezza alimentare e la povertà che spingono alcune persone a intraprendere pericolosi viaggi migratori irregolari. Nell’Africa orientale, le donne sono trasferite in paesi arabi dove sono costrette a lavorare come domestiche.