Un giudice federale statunitense ha ordinato all’amministrazione Trump di non consentire lo sbarco di un gruppo di migranti trasferiti in volo verso il Sud Sudan, ritenendo che la loro espulsione possa costituire una violazione di un ordine giudiziario precedente. Secondo quanto riportato da Reuters, la decisione è stata presa durante un’udienza straordinaria convocata d’urgenza dal giudice distrettuale Brian Murphy, presso il tribunale federale di Boston.
Sebbene il giudice non abbia imposto il rientro immediato dell’aereo, ha precisato che il Dipartimento della Sicurezza Interna (Dhs), responsabile delle operazioni di immigrazione, potrebbe scegliere di farlo per rispettare l’ingiunzione, evitando così il rischio di essere accusato di oltraggio criminale alla Corte. “Ho forti indicazioni che il mio ordine di ingiunzione preliminare sia stato violato”, ha dichiarato Murphy rivolgendosi a Elianis Perez, avvocata del Dipartimento di Giustizia. Il giudice, nominato dall’ex presidente democratico Joe Biden, ha stabilito che i migranti a bordo del volo devono restare sotto custodia governativa in attesa della prossima udienza, fissata per mercoledì.
L’ingiunzione emessa il 18 aprile impedisce il trasferimento accelerato di migranti verso Paesi terzi senza che abbiano avuto l’opportunità di sollevare eventuali timori di persecuzioni o torture, in base al Quinto Emendamento della Costituzione statunitense.
Secondo i legali dei ricorrenti, almeno una dozzina di migranti detenuti in Texas sarebbero stati trasferiti in aereo verso il Sud Sudan, un Paese tuttora instabile e colpito da crisi umanitarie. Tra loro figurerebbero cittadini di Vietnam, Laos, Thailandia, Pakistan e Messico, oltre a una persona originaria del Myanmar, che però secondo l’avvocatura sarebbe poi stata inviata altrove, senza una spiegazione coerente.
“Non è ammissibile,” ha dichiarato Trina Realmuto, dell’associazione National Immigration Litigation Alliance. “Questa logica sfugge alla ragione”, ha aggiunto, come riferisce Reuters.
Il caso rappresenta un nuovo scontro tra la magistratura federale e l’amministrazione Trump, che sta cercando di attuare un’aggressiva agenda di deportazioni di massa. Solo il mese scorso, un altro giudice federale aveva avanzato l’ipotesi di oltraggio criminale nei confronti di funzionari governativi accusati di aver ignorato un ordine simile riguardante cittadini venezuelani.
La Corte Suprema, venerdì, ha confermato il blocco alle deportazioni di migranti venezuelani basate su una legge del 1798, storicamente utilizzata solo in tempi di guerra, giudicando che l’amministrazione non ha garantito il dovuto processo legale.
Murphy ha anche avvertito che l’uso del Dipartimento della Difesa per bypassare gli ordini giudiziari – come già accaduto con il trasferimento di quattro venezuelani da Guantanamo Bay a El Salvador – costituirebbe una violazione manifesta del suo ordine, soprattutto se replicata con destinazioni ad alto rischio come la Libia.