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Edizione del 08/06/2025

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Rivista Africa
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Tag:

sudan

    FOCUS

    La guerra dimenticata in Sudan

    di claudia 14 Gennaio 2024
    Scritto da claudia

    di Carla Piazza

    Un conflitto dimenticato dai più che sta provocando milioni di sfollati, migliaia di morti: la guerra in Sudan che vede contrapposti due eserciti di pari forza, quello regolare del generale Al-Burhan contro i paramilitari del generale Mohamed Hamdan Dagalo, va avanti da ormai nove mesi e sta lacerando un Paese ricco di storia e cultura. Negli ultimi tempi, nelle zone controllate dall’esercito regolare di Burhan, c’è una caccia alle persone provenienti dall’Ovest, dal Darfur. L’esercito chiede ai civili di impugnare le armi. Esistono comitati di civili che chiedono a tutti i sudanesi di non accettare, ma le voci pacifiche fanno fatica a farsi sentire in mezzo ai rumori della guerra.

    Il 15 Aprile dello scorso anno, alle 09.30 del mattino, scoppiano gli scontri armati nel cuore della capitale sudanese, Khartoum. Due eserciti di pari forza, quello regolare del generale Al-Burhan contro i paramilitari (Forze di Supporto Rapido) del generale Mohamed Hamdan Dagalo, conosciuto come Hemetti. Nonostante fino a un’ora prima avessero dichiarato di avere trovato un accordo per sedare alcune divergenze e di essere pronti a guidare il Paese, attraverso il periodo di transizione democratica, la situazione precipita. Cambiano radicalmente il loro modo di agire ed iniziano ad usare le armi, uno contro l’altro, nel cuore della capitale.

    Khartoum e le città satelliti collegate tra di loro da ponti sopra il fiume Nilo, Omdurman e Khartoum North (Bahari), si trasformano, in un battibaleno, in campo di battaglia. Si spengono così i suoni che caratterizzano una città di milioni di abitanti, lasciando il posto al fragore delle bombe, alle sparatorie, alle sirene delle ambulanze. Anche queste ultime si arresteranno. Solo i suoni della guerra interrompono l’irreale silenzio che cade sulla città. Il conflitto provoca milioni di sfollati, che trovano rifugio nelle città e nei villaggi a Sud e a Nord della capitale, oltre a decine di migliaia di morti e feriti.

    Alle origini del conflitto

    Le tre città, che formano l’aerea capitale, si sviluppano sulle sponde dei tre Nili (Nilo Bianco, Nilo Azzurro e il Fiume Nilo a nord della confluenza dove gli altri due fiumi si uniscono), esattamente nel centro della città. Dalla sua nascita, alla fine del XIX secolo, Khartoum è diventata un punto di riferimento per tutti quelli che cercavano un’opportunità, un rifugio dalle guerre che si sono susseguite dall’indipendenza del paese del 1956. In città hanno sempre convissuto diverse comunità di etnie provenienti da tutto il Sudan, un territorio vastissimo e con molte diversità e contrasti. Un vero e proprio crogiolo di etnie, il centro focale, commerciale ed economico del paese. Il Sudan, fino al 2011, era il Paese più vasto dell’Africa.

    milizia Janjaweed
    Milizia Janjaweed

    Le Forze di Supporto Rapido, nascono con il nome di Janjaweed, durante il conflitto in Darfur, per volere dell’ex presidente del Paese, Omar Al Bashir, deposto dal colpo di stato del’11 Aprile 2019, portato a termine dai due generali che ora si stanno facendo la guerra.

    Il conflitto in Darfur, iniziato nel 2003, e la guerra tra Nord e Sud conclusasi nel 2005 con la secessione del Sud Sudan avvenuta nel 2011, hanno generato milioni di sfollati, la maggior parte dei quali si è spinto nella capitale Khartoum per ricominciare le loro vite. Il colpo di stato del 25 Ottobre 2021, sempre da parte di questi generali, mette drasticamente la parola fine al breve governo di Abdellah Hamdock, incaricato di portare la democrazia a questo Paese abitato da persone gentili, cordiali, amichevoli e pacifiche.

    Gli eventi che hanno portato agli ultimi due colpi di stato, hanno aperto le porte a questa assurda guerra. L’Esercito governativo è diventato una milizia partigiana, hanno inviato le forze paramilitari e mercenari in guerra in Yemen, fatto entrare il gruppo Wagner. Come se non bastasse ora si discute di armare i cittadini e questo significherebbe aprire le porte all’inferno del caos che potrebbe condurre il Paese verso l’ignoto.

    Le ultime settimane

    Ad oggi, la guerra ha riacceso fuochi, forse mai spenti, in Darfur, dove buona parte della regione al confine con il Ciad è sotto il controllo delle Forze di Supporto Rapido, generando una delle più grandi catastrofi umanitarie mai viste. Milioni di persone sono fuggite dalla loro terra cercando rifugio in Ciad. Nelle ultime settimane le Forze di Supporto Rapido hanno raggiunto le città a Sud della Capitale: Wad Medani e Sinnar, dove moltissimi abitanti di Khartoum, avevano cercato rifugio.

    In tutte le aree di guerra regnano l‘occupazione impropria, furti, distruzione e violenze di varia natura. L’esercito del generale Burhan ha il controllo sulle regioni ad Est e a Nord della capitale. Con Khartoum totalmente distrutta, la città costiera di Port Sudan, sul Mar Rosso, sta fungendo da capitale del Paese. Per lo meno qui c’è un aeroporto funzionante.

    Nel Nord del Sudan, nella terra conosciuta dai tempi degli Egizi come Kush, nella regione della Nubia, si trovano innumerevoli siti archeologici, con piramidi, templi e antichi resti predinastici. Chi è fuggito qui ha trovato accoglienza nei villaggi e nelle cittadine rurali. Chi è fuggito dalla capitale Khartoum proveniva da varie regioni del paese, da varie etnie diverse. Negli ultimi tempi, nelle zone controllate dall’esercito regolare di Burhan, c’è una caccia alle persone provenienti dall’Ovest, dal Darfur. Molti sono stati imprigionati, altri sono spariti senza lasciar traccia. A Dilling, una città sui Monti Nuba pare che l’esercito stia allontanando civili e militari, che hanno un’origine diversa da quella del luogo.

    Il generale Al-Burhan e il generale Mohamed Hamdan Dagalo

    In tutto il Paese, l’esercito chiede ai civili di impugnare le armi, che forniscono loro senza limiti, per combattere in nome della libertà, ma di quale libertà? Esistono comitati di civili che chiedono a tutti i sudanesi di non accettare e di rimanere fuori dal conflitto, ma le voci pacifiche fanno fatica a farsi sentire in mezzo ai rumori della guerra.
    Cosa sta succedendo? Il conflitto potrebbe prendere un profilo di pulizia etnica? Sulla base delle origini si può venire tacciati di essere schierati da una parte o dall’altra e di conseguenza essere perseguibili, incarcerabili o altro?

    Questo conflitto dimenticato dai più sta provocando milioni di sfollati, migliaia di morti. Viene strumentalizzato per attuare una pulizia etnica o, forse, per trasformarlo in una guerra tribale?
    La maggior parte dei civili, ha perso tutto: la casa, i loro averi, il lavoro, spesso le famiglie sono divise, molti hanno perso la dignità in seguito alle violenze. Ora è possibile che debbano anche rinunciare alle loro origini per salvarsi la vita. Sembra di rivivere pagine orribili della storia dell’umanità, ed invece, no, è la cruda realtà attuale che sta accadendo in questo bellissimo paese africano, il Sudan.

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    14 Gennaio 2024 0 commentI
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